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La sentenza

Rivolta in carcere a Rebibbia, condanne e assoluzioni

Tra gli imputati alcuni detenuti pontini. I fatti durante la pandemia nel 2020

Rivolta in carcere a Rebibbia, condanne e assoluzioni
Erano i primissimi giorni del Covid. La tensione altissima, è il 9 marzo del 2020 quando in carcere a Rebibbia scoppia la rivolta a seguito delle misure restrittive per la pandemia che vietano la visita dei familiari ai detenuti. L’area da cui inizia la rivolta è la G11.  Fu il caos: danneggiamenti, materassi a fuoco. Il bilancio dei danni fu ingente:  75mila euro e anche alcuni agenti feriti.   Nei giorni scorsi la prima sezione collegiale del Tribunale di Roma, composta dai giudici Alfonso Sabella, Francesco Salerno, Giulia Cortoni, ha emesso la sentenza nei confronti di 46 imputati, detenuti a Rebibbia all’epoca dei fatti,  tra cui alcuni della provincia di Latina.
In 23  sono stati assolti, gli altri sono stati condannati con pene che vanno dagli otto anni ai quattro mesi. E’ stato assolto Serafino Fugante  ed è stato assolto  Alessandro Elias Lazzarini di Latina, per non aver commesso il fatto. Sono difesi dagli avvocati Adriana Anzeloni, Alessia Vita,  Sandro Marcheselli.  Pena di un anno di reclusione con l’esclusione della recidiva e con le circostanze generiche ad Alessandro Sinisi, la cui posizione era marginale.
I reati contestati a vario titolo sono: danneggiamento, sequestro di persona, rapina, incendio e devastazione.  Si rivelò fondamentale il contributo delle telecamere grazie alle quali si arrivò a ricostruire i fatti e a identificare i detenuti coinvolti nella sommossa.  L’inchiesta era stata condotta dai pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Francesco Cascini.  Otto anni a chi aveva guidato la rivolta - secondo quanto è emerso nel processo -  Marco Gallorini e Mattia Schiavi, cinque anni e sei mesi  di condanna a  Leandro Bennato, boss considerato vicino a Giuseppe Molisso e al clan Senese.  Come riportato nel capo di imputazione,  avrebbe inneggiato alla libertà e minacciato di morte gli agenti della penitenziaria.
Nel 2022 le richieste della pubblica accusa: «Capiamo la frustrazione e la paura per il virus ma vi furono anche contestazioni pacifiche»  aveva detto il pm che aveva depositato cinque dvd per ricostruire i fatti e le condotte dei presunti responsabili. «Vi furono anche contestazioni pacifiche come quella avvenuta al carcere di Rebibbia della sezione femminile

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