Storie
16.07.2025 - 12:00
Ex Avir: da rudere a simbolo di rinascita. Perché i riflettori che sono stati accesi ieri sull’ex sito industriale ormai in disuso, non riguardano “soltanto” un ambizioso piano di riqualificazione, ma anche il proseguo di un impegno che Ance Latina continua a perseguire con tenacia, trovando questa volta come fedele alleato il Comune di Gaeta.
Se n’è parlato ieri pomeriggio, all’hotel Aenea’s Landing di Gaeta, dove si è tenuto il convegno “Il modello delle rigenerazioni urbane e il recupero dei siti industriali dismessi. Gaeta e l’ex Avir”, organizzato da Ance Latina e Comune. Un appuntamento importante, dove sono state calate le carte relative alla nuova partnership tra l’Associazione e l’Ente, la che ora fanno squadra per il recupero del sito dismesso, affinché si inserisca nel tessuto urbano secondo le regole della sostenibilità economica, urbanistica, sociale, ambientale.
Ad aprire i lavori, dopo i saluti del sindaco Cristian Leccese e del consigliere regionale Cosmo Mitrano, il presidente di Ance Latina, Pierantonio Palluzzi, che ha voluto accendere i riflettori sull’impegno che l’associazione, ormai da diversi anni, ha avviato per la promozione di partnership pubblico-private in tutta la provincia. È successo con l’intesa che ha visto Ance protagonista insieme a sindacati e Prefettura per il badge di cantiere, o insieme a Unindustria e Carabinieri per la cybersicurezza, o ancora con la Questura perché a Sabaudia «c’è bisogno di una mano per una struttura per le Fiamme d’Oro», solo per fare alcuni esempi.
«Bisogna trovare nuovi modi per fare sinergia, per imparare a raccontarci in modi nuovi - ha dichiarato Palluzzi, che ha ringraziato il direttore Simone Vaudo per l’impegno profuso nel progetto - In una società complessa come la nostra, non è possibile fare le cose da soli. Per questo è necessario trovare nuovi argomenti: fare sistema significa lavorare insieme per semplificare i processi, per dare vita a nuovi modi di vedere i centri storici e le periferie».
Ed è proprio con questo spirito che nasce la sinergia che porta all’affidamento del progetto per il recupero dell’ex Avir, figlio di quella chiamata che Ance Latina ha fatto ai Comuni della provincia: «Se avete bisogno che qualcuno vi aiuti a realizzare e progettare, noi siamo disposizione», scrisse l’associazione qualche tempo fa alle varie amministrazioni. Il Comune di Gaeta non si è fatto sfuggire l’occasione.
L’obiettivo di Ance è «mettere a disposizione la professionalità, per iniziare a raccontare insieme come le città possono cambiare. Gaeta è stata la prima a risponderci: già da tempo ragionava su cosa fare di questa importantissima area - prosegue Palluzzi - Quando si toccano le città ci vuole la delicatezza necessaria per far sì che le cose possano funzionare per il bene collettivo. Abbiamo il dovere di raggiungere il massimo livello attraverso progettazione, che deve garantire prestazioni dal punto di vista energetico, urbanistico ma anche economico».
Da qui, il focus sull’ex Avir, luogo «che ci permette di raccontare una storia diversa - conclude Palluzzi - I Comuni da soli non sono più in grado di finanziarsi, le risorse a disposizione delle pubbliche amministrazioni non sono sufficienti. È quindi nostro dovere ragionare per trovare la soluzione migliore per raggiungere l’obiettivo in un’ottica di sostenibilità, che non è solo energetica e ambientale, ma anche economica. Poi c’è anche un’altra sostenibilità, quella legata alla gestione del bene e della sua cura nel tempo. È impensabile lavorare sul recupero di un’area per poi lasciare a chi la amministra delle spese di gestione insostenibili. Dobbiamo guardare oltre, dobbiamo immaginare ambienti che oltre ad essere ceduti possano essere affittati per creare cassa continua».
Insomma, il progetto di recupero dell’ex Avir non riguarda soltanto il perimetro del sito dismesso: è un nuovo punto di inizio, è apripista di un nuovo modo di pensare e di ragionare la città.
Da cattedrale nel deserto a luogo di inclusione ed equità sociale
Ad intervenire in merito al piano di recupero dell’ex Avir ci ha pensato l’architetto Paolo Vimercati della Lombardini 22 di Milano, a cui Ance Latina ha affidato l’incarico per la redazione del progetto, attualmente in fase ancora embrionale. Ma le idee sul da farsi sono chiare.
«Siamo una società di progettazione, una comunità di professionisti che lavorano insieme per portare la nostra professionalità verso chi ci chiede di guardare il territorio con un nuovo punto di vista». Così l’architetto spiega quelle che sono le basi del futuro lavoro di progettazione affidatogli da Ance Latina: osservare l’area dismessa da un punto di vista diverso, con un occhio esterno, ma anche con un «approccio basato sull’umanità, mettendo al centro le persone».
Il metodo utilizzato è «semplice e inclusivo», prosegue l’architetto, elencando i cinque principi su cui si fonda l’idea di riqualificazione della società: umanità (con le persone al centro); valorizzazione della storia; equità (lo spazio pubblico deve essere aperto a tutti, accessibile sia culturalmente che socialmente); rispetto dell’ambiente (inteso come responsabilità collettiva); guardare ad un futuro migliore.
«Qui a Gaeta abbiamo fatto un viaggio educativo - prosegue Vimercati - Noi architetti capiamo più cose guardando mappe che leggendo libri: capiamo che forma ha avuto, che forma ha oggi e che forma potrebbe avere il territori».
Per la società, l’ex Avir «è rappresenta un’opportunità, è un pezzo di storia del territorio». Da qui la domanda: come rendere un luogo oggi chiuso al pubblico, un’area aperta a tutti?
Per prima cosa, invece di guardare alla sola ex Avir, la società ha esteso lo sguardo su tutta la città di Gaeta: «Questo territorio ha tante identità e anche il manufatto dell’ex Avir ha una sua chiara identità. È come se qualcuno lo avesse congelato nel tempo».
Dov’è quindi l’opportunità? «Questa sta nella possibilità di poter iniziare a pensare ad una nuova area, seguendo però delle regole: progetti di questo tipo sono complessi, hanno ripercussioni sul tessuto urbano. Noi vogliamo usare gli ingredienti che abbiamo scoperto in questo viaggio a Gaeta».
Ed ecco, quindi, l’idea: una grande piazza e un’area coperta (il sito stesso) ma accessibile a tutti allo stesso modo. Si tratta di un processo ancora al livello emrbionale, ma le cui fondamenta sono chiare: dovrà essere basato su rigenerazione territoriale mediante un nuovo urbanismo sostenibile; quando si parla di sostenibilità si parla di ambiente, società ed economia; deve essere facilmente raggiungibile; dovrà possedere un nuovo parco urbano, spazi museali e culturali e più in generale spazi pubblici a servixzio della comunità; dovrà servire alla mitigazione climatica.
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