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La storia

Testata alla madre, condannato a due anni e otto mesi

Le minacce e le richieste di soldi: "Ti do un cazzotto"

Testata alla madre, condannato a due anni e otto mesi

Ha maltrattato la madre di 84 anni con continue richieste di denaro. Le chiedeva i soldi e le ha dato anche uno schiaffo e una testata. «Ti do un cazzotto se non mi dai i soldi. Sei pazza, sei una bastarda», le ha ripetuto con pesanti intimidazioni se lei non le avesse dato somme di denaro. In un caso, era esattamente un anno fa, il 23 luglio del 2024, ha colpito la madre al volto con la testa stringendole il collo. Ieri si è concluso il processo nei confronti di un uomo di Latina di 62 anni, condannato dal Tribunale di Latina Mara Mattioli alla pena di due anni e otto mesi per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. Il pubblico ministero Giuseppe Bontempo aveva chiesto - nel corso della sua requisitoria - la condanna a tre anni. L’imputato, difeso dall’avvocato Massimo Frisetti ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato godendo della riduzione di un terzo della pena alla luce delle risultanze raccolte nel corso delle indagini.

I fatti contestati erano avvenuti un anno fa ma secondo la denuncia della donna andavano avanti da tempo, almeno dal 2018. Erano stati gli agenti della Questura di Latina con una pattuglia della Squadra Volante ad intervenire per una richiesta di soccorso che arrivava dall’abitazione della parte offesa. La donna aveva riportato alcune ferite ed era stata trasportata al Santa Maria Goretti di Latina con una prognosi di sette giorni. Trauma facciale da aggressione è quello che avevano sostenuto i medici, oltre ad una contusione del collo e della faccia.

La Procura ha contestato l’aggravante di aver agito nei confronti della madre. Tra le fonti di prova raccolte: l’informativa di reato della Squadra Volante in occasione dell’intervento in casa e la denuncia della parte offesa. «Ha sottoposto la donna ad un sistema di maltrattamenti psichici tali da cagionare sofferenze - hanno messo in luce gli inquirenti - privazioni e umiliazioni incompatibili con le normali condizioni di vita instaurando in seno alla compagine familiare un clima di terrore dal quale derivava - è riportato nelle carte dell’inchiesta - un totale stato di soggezione psicologica».

L’uomo era finito anche in carcere e alla luce delle risultanze investigative emerso, il titolare dell’inchiesta, il pm Giorgia Orlando, aveva chiesto il giudizio immediato nei confronti del presunto responsabile una volta raccolta l’evidenza della prova. Era stato il gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, a disporre il giudizio immediato e il processo fissato davanti al Collegio Penale del Tribunale di Latina per il 25 gennaio. La difesa dell’uomo ha scelto un rito alternativo come il giudizio immediato e ieri il giudice Mara Mattioli al termine della camera di consiglio ha emesso la sentenza di condanna, riconoscendo l’uomo responsabile dei fatti. Una volta che saranno depositate le motivazioni la difesa presenterà ricorso in Appello.

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