Urbanistica
21.07.2025 - 10:30
Stante la ricerca di una soluzione per attuare il piano di insediamento nell’area ex Svar, va avanti, forse in modo più complicato di quanto è stato già in questi anni, il braccio di ferro legale (ma con risvolti economici) tra la società Romagnoli srl e il Comune di Latina.
La prima aveva presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la delibera di consiglio comunale del 19 dicembre 2024 inerente la «verifica della quantità e qualità di aree e fabbricati da destinare a residenza, attività produttive e terziarie da cedersi in proprietà o in diritto di superfice e relativo prezzo di cessione».
Il ricorso è stato depositato per conto della società dall’avvocato Maurizio Giglio e a questa istanza il Comune di Latina, si oppone chiedendo la trasposizione al Tribunale amministrativo di Latina, che ora dovrà decidere se quella delibera di dicembre sia stata illegittima e/o intacchi i diritti soggettivi della società Romagnoli.
La genesi di questo contenzioso, come spesso è accaduto per altre vicende urbanistiche, affonda le radici negli anni passati.
Come si sa, l’amministrazione comunale di Latina ha espropriato i terreni dell’ex Svar perché diventassero la base per la realizzazione di un insediamento di case a basso costo (ex legge 167).
Una prima dichiarazione di pubblica utilità dei terreni è datata gennaio 2008, poi prorogata fino al 2015. Gli espropri ci sono stati nel 2013 e 2014 e la valutazione complessiva è stata di 6,7 milioni di euro da cui, però, sono state detratte le quote di Imu non pagate, più oltre 900mila euro per il risanamento ambientale effettuato dal Comune con somma urgenza, viste le condizioni in cui versava il sito dismesso, che generavano un grado di pericolosità e insicurezza elevato.
La Immobiliare Romagnoli non ha riconosciuto né il pagamento dell’Imu, né la bonifica, quest’ultima eseguita mentre era vigente il possesso forzoso, in considerazione appunto delle condizioni di insalubrità e insicurezza. Va, ad ogni modo, ricordato che a quell’esproprio non è seguito nulla di concreto, non è mai partita la lottizzazione ex 167 e peraltro l’area acquisita al patrimonio pubblico aveva un’ipoteca e stava per essere venduta all’asta su istanza di una banca creditrice della proprietà privata. Ma tutto questo è acqua passata.
Lo scontro giudiziale che si profila adesso riguarda la legittimità della delibera di dicembre scorso sulla quale il Tribunale amministrativo è chiamato a valutare se vi siano state lesioni di interessi di cui è portatrice la società ricorrente. Il procedimento giudiziario viaggia in modo parallelo e indipendente rispetto alla volontà politica e amministrativa di «sbloccare» la vicenda ex Svar, ciò a meno di eventuali accordi extragiudiziali e/o rinunce. Ma per ora la storia della trasformazione della vecchia area industriale in insediamento edilizio è ancora legata a una sentenza.
Quella che potrebbe arrivare il prossimo autunno e che valuta la delibera consiliare dello scorso dicembre. Le decisioni si avranno dopo la scadenza del termine di validità (18 anni) del piano Svar. Il Comune oggi è proprietario di quasi tutta l’ex Svar, per due terzi in base all’esproprio e un terzo per aver prevalso nel contenzioso sull’area ipotecata.
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