Sanità
21.07.2025 - 13:45
La morte della donna di 82 anni di Nerola, avvenuta all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi a causa del virus West Nile, riaccende l’attenzione sulla diffusione di questa malattia anche nel Lazio e in particolare nella provincia di Latina, dove si contano altri sei casi confermati. Dopo il decesso – il primo nella nostra regione nel 2025 – la Regione Lazio e la Asl di Latina hanno avviato una serie di interventi di sorveglianza e prevenzione, mentre il dibattito scientifico si accende sull’urgenza di affrontare il virus con nuovi strumenti.
A fare il punto è l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, che in un’intervista a La Stampa ha chiarito che “la West Nile non è più un’infezione da importazione: oggi va considerata a tutti gli effetti una malattia endemica in Italia”. Un'affermazione che cambia radicalmente la percezione di un virus a lungo ritenuto esotico o circoscritto solo ad alcune aree geografiche.
Il virus West Nile si trasmette attraverso la puntura della zanzara comune (Culex pipiens), non della più nota zanzara tigre. I sintomi sono nella maggior parte dei casi lievi, simil-influenzali, ma in pazienti fragili o immunodepressi può evolvere in meningo-encefalite, con conseguenze molto gravi. È quanto accaduto alla donna deceduta a Fondi, arrivata in ospedale con febbre alta e stato confusionale.
«Non esiste una terapia specifica – spiega Bassetti – si possono usare cortisone e immunoglobuline, ma non c'è un farmaco risolutivo. Per questo la prevenzione è fondamentale, insieme alla capacità dei medici di saper diagnosticare rapidamente i casi sospetti».
Nel Lazio, e in particolare nella provincia di Latina dove si concentrano tutti i casi regionali, le autorità sanitarie hanno attivato controlli entomologici e disinfestazioni mirate nel raggio di 200 metri dai focolai. Ma secondo Bassetti «se i casi ci sono, è perché qualcuno non ha fatto il suo dovere. La prevenzione è una responsabilità civica, e su questo fronte l’Italia è ancora troppo indietro».
Ecco quindi le raccomandazioni principali per la popolazione:
Utilizzare repellenti cutanei soprattutto all’alba e al tramonto;
Installare zanzariere alle finestre;
Indossare abiti chiari e coprenti nelle ore più a rischio;
Eliminare i ristagni d’acqua (sottovasi, tombini, canalette);
Segnalare la presenza di acque stagnanti al proprio Comune;
I Comuni, dal canto loro, sono invitati a mappare i corpi idrici e ad attuare disinfestazioni periodiche con trattamenti larvicidi, anche fino a due chilometri fuori dai centri abitati.
«Non bisogna creare allarmismi – conclude Bassetti – ma è importante sapere che la West Nile è tra le arbovirosi più neuroinvasive. E a differenza di Dengue o Zika, non colpisce con sintomi sempre evidenti, ma può diventare letale senza che ce ne si accorga subito. Senza un vaccino disponibile, l’unico modo per difendersi è non farsi pungere».
La provincia di Latina resta quindi sotto osservazione, con l’attenzione massima delle autorità sanitarie. E mentre si attende l’evoluzione dei sei casi ancora in cura, la prevenzione resta la sola arma davvero efficace.
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