In cambio dell’acquisizione a costo quasi azzerato di uno stabilimento sviluppato su un’area di 204.105 metri quadrati, aveva assunto l’impegno di ristrutturare e bonificare il sito dismesso dell’ex Frigomarket Pacifico per avviare una nuova attività produttiva nel settore della logistica e dei trasporti legata al commercio online, ma lo smaltimento dei materiali di scarto non stava avvenendo nel rispetto della legge, inquinando l’ambiente col chiaro intento di risparmiare sui costi. Lo hanno scoperto i carabinieri forestali del Nipaaf nel corso di un controllo a sorpresa nel cantiere di Tor Tre Ponti, accertando che una quantità importante di pannelli isolanti smontati dalle celle frigorifere era già stata frantumata e interrata in uno spazio situato nella pertinenza del sito industriale dismesso. È scattata un’inchiesta che ha portato al sequestro dell’area trasformata in discarica abusiva e conta già un primo indagato, il legale responsabile della P&D srl, la società che ha acquisito l’ex Pacifico con la procedura di esproprio concessa dal Consorzio Industriale.
L’indagine dei militari del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale è solo all’inizio. Prima di tutto i carabinieri dovranno verificare la portata dell’interramento dei rifiuti speciali e individuare le responsabilità del caso. Come per risalire a chi materialmente ha scavato per nascondere gli scarti sottoterra e chi ha dato l’ordine di farlo. Gli investigatori del Gruppo Forestale avevano compiuto un’ispezione in via Carrara per verificare la regolarità dei lavori e hanno notato un rigonfiamento sospetto nella terra: è bastata una pala per vedere affiorare i pezzi di pannelli isolanti sotto qualche decina di centimetri di terra. Oltretutto nei pressi della discarica abusiva erano ancora accatastati altri pannelli che costituivano la coibentazione delle celle frigorifere, la cui presenza testimonia il mancato smaltimento in maniera regolare.
A questo punto l’operazione che ha portato all’assegnazione dell’ex Frigomarket Pacifico potrebbe tenere impegnati i carabinieri forestali, e gli inquirenti, anche per la verifica di altri aspetti poco chiari. Come la trasformazione di una parte del sito dismesso per l’allestimento di un’attività commerciale, ossia un supermercato. Lo scorso mese infatti una società ha depositato presso il Suap del Comune di Latina una Comunicazione di inizio attività per la ristrutturazione di un capannone industriale e sarebbe in grado di farlo attraverso un rapporto di lavoro con la società assegnataria dell’ex proprietà Pacifico. Ma il cambio della destinazione d’uso è comunque dubbia, perché l’intera area ha una finalità industriale: il vecchio ipermercato era contemplato come rivendita diretta nell’ambito della produzione dei surgelati prodotti dalla Frigomarket Pacifico.
Altra questione poco chiara è quella relativa ai posti di lavoro, perché la P&D ha ottenuto l’assegnazione del sito dismesso presentando un piano industriale che garantisce l’occupazione, eppure di recente è stato necessario l’intervento dei sindacati per scongiurare il licenziamento dei corrieri di una società che presta la forza lavoro alla P&D nella piattaforma logistica Gls di via delle Industrie, e stava vivendo una crisi indotta a causa di una diminuzione del volume della corrispondenza a vantaggio di altre società e altri magazzini dello stesso gruppo.
L’assunzione degli impegni, compresa la bonifica che ora si sta rivelando viziata da pratiche illecite, aveva consentito alla società P&D di ottenere l’annullamento dell’asta giudiziaria che il Tribunale fallimentare aveva disposto per la vendita dell’ex Pacifico. Una perizia aveva consentito infatti alla P&D srl di acquisire a costo zero lo stabilimento perché il valore delle strutture è stato stimato in 4.687.500 euro, ma è stato compensato con i contributi statali che la società fallita aveva ottenuto nel corso degli anni, pari a 4.776.374 euro. In sostanza, grazie all’intervento del Consorzio Industriale che ha accolto la sua proposta di rilancio e ha esercitato il diritto all’esproprio del sito dismesso, la P&D ha ottenuto l’intero compendio immobiliare pagando solo 1.585.100 euro per l’acquisto della superficie senza il valore degli edifici, più i costi degli oneri consortili quantificati in 570.703 euro.