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Il fatto

Preso a fucilate durante l'intrusione nell'azienda, torna in libertà

Accolto il ricorso, il Riesame annulla gli arresti domiciliari per il 48enne di Terracina ferito a colpi d'arma da fuoco, inseguito e speronato da padre e figlio la notte di Ferragosto

Preso a fucilate durante l'intrusione nell'azienda, torna in libertà
È tornato in libertà Alessandro Marzullo, terracinese di 48 anni, arrestato dai carabinieri la notte di Ferragosto per tentato furto aggravato, ovvero dopo essere stato preso a fucilate e poi inseguito in auto e infine bloccato da padre e figlio che lo avevano sorpreso all’interno della loro azienda di pozzi e palificazioni alle porte di Pontinia. Il collegio penale del Tribunale di Roma, in sede di riesame delle misure cautelari personali, ha infatti accolto il ricorso depositato dalla difesa dell’indagato, sostenuta dall’avvocato Massimiliano Cesare Fornari: i giudici capitolino hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari emessa il giorno del fermo stesso, dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, a margine della convalida dell’arresto.
Il fatto risale alle ore 3 circa del 16 agosto, quando Marzullo aveva fermato l’auto, una Citroen C1 noleggiata, all’ingresso dell’azienda sulla Migliara 47 ed era entrato nella proprietà privata. Al giudice ha dichiarato di essersi fermato per chiedere aiuto dopo avere bucato. Secondo l’imprenditore di 72 anni e il figlio, si era introdotto con l’intento di rubare. Fatto sta che il più anziano dei due, appostato nel capannone proprio per sventare le intrusioni dei ladri dopo avere subito già altri furti, aveva sparato col proprio fucile (per questo sequestrato), colpendo Alessandro Marzullo alla gamba con i pallini. Inizialmente quest’ultimo si sarebbe nascosto, perché poco dopo il figlio dell’imprenditore, sentito lo sparo, era corso a vedere e aveva bucato tre ruote della Citroen C1, col chiaro intento di impedire la fuga del presunto ladro. Fatto sta che mentre lo cercavano, Marzullo era riuscito a salire in auto per scappare verso Terracina, ma il figlio del 72enne lo aveva rincorso con la propria Fiat Uno, riuscendo ad affiancarlo e speronarlo, quindi costringerlo a fermarsi, sulla statale Pontina all’altezza di una rotatoria, dopo alcuni chilometri di inseguimento.

Sulla base delle dichiarazioni rese dalle parti, i carabinieri avevano indagato padre e figlio rispettivamente per lesioni aggravate e danneggiamento, mentre Marzullo era stato arrestato, piantonato in ospedale dov’era rimasto per due giorni per essere sottoposto alle cure del caso. Il ricorso dell’avvocato Fornari verte su una serie di motivi, a partire dalla carenza degli indizi di colpevolezza in merito al tentato furto, perché l’indagato era stato sorpreso in un punto dell’azienda sprovvista di recinzioni, e non aveva con sé arnesi da scasso, se non comuni cacciaviti (secondo padre e figlio avrebbe preso di mira una bobina di rame). Ma soprattutto la difesa contesta che le dichiarazioni delle parti offese fossero inutilizzabili, perché acquisite prima dell’avviso di garanzia, in assenza di un difensore, in quanto indagati per i reati che hanno confessato loro stessi. Inoltre la difesa lamenta come l’ordinanza di custodia cautelare sia stata emessa ancora prima che l’indagato venisse interrogato, ovvero la mattina del 16 agosto quando lui era ancora ricoverato e la convalida dell’arresto era stata celebrata in sua assenza. L’interrogatorio, infatti, era avvenuto due giorni dopo, quando il giudice aveva già deciso di sottoporlo agli arresti domiciliari.

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