Un conto da 15,3 milioni di euro. È quanto i comuni soci di Acqualatina, titolari del 51% delle quote, dovranno mettere sul piatto per coprire la metà dell’aumento di capitale da 30 milioni chiesto dal gestore idrico. L’altra parte sarà a carico del socio privato Italgas, che detiene il 49%. La società ha convocato per il 17 settembre l’assemblea dei soci per discutere un’operazione che si presenta delicata, sia per gli importi in gioco sia per le ricadute sui bilanci degli enti locali. I sindaci hanno però chiesto la revoca di quella convocazione per avere un quadro della situazione più chiaro.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio quanto costerebbe ai singoli comuni l’aumento di capitale. A guidare la classifica dei versamenti spetta a Latina, chiamata a contribuire con 3,25 milioni di euro, pari al 10,85% delle quote societarie. Subito dietro Aprilia, che dovrà investire 1,65 milioni, e Anzio, con 1,23 milioni. Cifre a sei zeri anche per Terracina (1,1 milioni), Nettuno (1,16 milioni), Fondi (945mila euro) e Cisterna di Latina (927mila). Nel gruppo dei comuni medi, Gaeta e Sezze dovranno versare 636mila euro ciascuno, Minturno 525mila e Priverno 387mila. Seguono Formia (219mila), San Felice Circeo (249mila), Itri (258mila), Sabaudia (99mila), Sermoneta e Sonnino (195mila a testa).
Per molti altri si tratta invece di importi sotto i 100mila euro, come Ventotene (18mila), Prossedi e Roccasecca dei Volsci (33mila ciascuno), Villa Santo Stefano (51mila). Alcuni comuni – tra cui Bassiano, Pontinia e Ponza – non hanno invece alcuna quota e dunque non saranno chiamati a partecipare all’operazione. La distribuzione delle somme riflette il peso delle quote azionarie detenute dai singoli enti all’interno della compagine pubblica. Tuttavia, per diversi municipi – soprattutto i più piccoli – anche somme relativamente contenute potrebbero rappresentare un ostacolo significativo, considerata la situazione dei bilanci locali già gravati da spese correnti e vincoli di finanza pubblica, hanno spiegato i sindaci nel corso della riunione dei giorni scorsi col presidente della Provincia Gerardo Stefanelli.
L’aumento di capitale, nelle intenzioni di Acqualatina, dovrebbe servire a rafforzare la tenuta finanziaria della società e a garantire le risorse necessarie a proseguire il piano di investimenti sulla rete idrica ma anche la stessa tenuta dell’azienda. Ma per i Comuni chiamati a versare la loro quota, la partita rischia di trasformarsi in una scelta difficile: trovare le risorse per sostenere l’azienda senza compromettere l’equilibrio delle proprie casse. La società idrica ha sottolineato in più occasioni la difficoltà economica in cui versa, oltre che per il mancato adeguamento delle tariffe deciso proprio dai sindaci, anche per il peso enorme sui conti che ha l’alto tasso di morosità da parte dei cittadini ma anche dei Comuni medesimi. È del tutto evidente che il problema in qualche modo esiste e che va affrontato.