Il fatto
11.09.2025 - 07:30
Tra le pieghe delle vicende che hanno infiammato la tensione tra le due fazioni arrivate allo scontro a suon di bombe, spuntano un tradimento eccellente, quello di un trafficante di droga che ha voltato le spalle alla vecchia fazione di appartenenza, ma anche e soprattutto la feroce strategia imposta dal sodalizio emergente nel quale è transitato, votata al predominio attraverso pestaggi brutali e minacce con le pistole in pugno, che sembra motivare il primo avvertimento. La reazione tuttavia sembra avere peggiorato la situazione, accentuando la tensione palpabile.
Sono ancora relegate al campo delle ipotesi le ricostruzioni degli investigatori sul botta e risposta a colpi di attentati esplosivi che ha scosso la comunità latinense lo scorso fine settimana, ma gli approfondimenti investigativi partono da una certezza: i due gesti intimidatori riflettono il clima di tensione che si vive da tempo in città negli ambienti della criminalità e in particolare quella votata agli affari con i traffici di droga.
In questa vicenda risulta centrale il ruolo assunto, nel giro di pochi mesi, dal sodalizio composto da giovani spacciatori emergenti che hanno trasformato il complesso di case popolari dei palazzi “Arlecchino” in una piazza di spaccio. Dopo tutto l’ordigno esploso prima dell’alba di domenica all’ingresso del civico 10 di via Guido Rossa è un segnale inequivocabile contro quei ragazzi che esercitano un controllo costante sul rione, potendo contare su una nutrita e fedele schiera di gregari. Del resto in quel condominio vivono alcuni pusher che lavorano al servizio del sodalizio, ma soprattutto era nascosto uno degli arsenali della banda, composto da tre pistole e le rispettive munizioni.
Quindi la deflagrazione deve essere intesa come un avvertimento a quel sodalizio, ossia a due fratelli ventenni che materialmente controllano la piazza di spaccio. E non solo a loro, perché da diverso tempo sono in affari, e si fanno vedere spesso insieme in giro, con un trafficante di droga latinense di 35 anni, reduce da un periodo di detenzione per il coinvolgimento in due importanti operazioni antidroga.
I tre non sono visti di buon occhio negli ambienti della malavita, o almeno da una parte di essa, perché negli ultimi mesi non si sarebbero limitati ad accrescere i loro affari con la vendita della droga, ma hanno anche cercato di moltiplicare il loro potere criminale, con spedizioni punitive nei confronti di cattivi pagatori e pusher concorrenti. Brutali pestaggi e sparatorie sono rimasti per buona parte sottaciuti grazie all’omertà delle vittime, come testimoniano i bossoli trovati dai carabinieri lunedì pomeriggio in un vialetto del rione delle case Arlecchino sul lato di via Galvaligi, ma questo eccesso di autorità, che stride con la giovane età dei componenti del sodalizio emergente, ha scatenato il disappunto di molti negli ambienti dello spaccio di droga.
Gli inquirenti quindi stanno lavorando per capire chi, tra i detrattori del sodalizio emergente, sia arrivato al punto di pianificare l’attentato esplosivo di domenica mattina in via Guido Rossa. Anche se la reazione della notte successiva sembra indirizzare in maniera chiara l’indagine sul primo attentato, con un richiamo implicito al sodalizio delle case “Arlecchino” quale possibile mandante del secondo ordigno.
Anche e soprattutto perché in via della Darsena, in una delle case che compongono la proprietà dov’è stata piazzata la bomba esplosa poco dopo la mezzanotte di domenica, abita uno degli esponenti più rappresentativi del sodalizio di trafficanti di droga nel quale ha mosso i primi passi e ha operato per molto tempo il trentacinquenne passato di recente al fianco dei due fratelli ventenni fautori del sodalizio emergente di via Guido Rossa.
Insomma, il suo tradimento sembra centrale in questa vicenda, anche e soprattutto perché la risposta al primo attentato rischia di accentuare la tensione già in atto tra le diverse fazioni. La bomba esplosa in via della Darsena infatti era molto più potente di quella utilizzata per danneggiare l’ingresso del civico 10 di via Guido Rossa la mattina precedente. Gli investigatori stanno analizzando ogni possibile scenario per chiudere il cerchio prima che la situazione possa precipiare.
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