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Il fatto

Auto devastata dalla bomba: un testimone li ha visti fuggire

I fatti in via Guido Rossa, di fronte al luogo dell’attentato delle case “Arlecchino”. Avvistate tre persone, indagano i carabinieri. Giallo sul movente: proprietaria estranea a vicende criminali

Auto devastata dalla bomba: un testimone li ha visti fuggire

Iniziano a pagare direttamente anche i cittadini le conseguenze della guerra in atto tra fazioni criminali in un contesto di tensioni per il controllo degli affari illeciti, e in particolare lo spaccio di droga, alimentato da tensioni che si trascinano da mesi, tra pestaggi e agguati che sembrano avere creato il terreno fertile nel quale sono maturati gli attentati esplosivi. Ieri notte infatti l’esplosione di una bomba carta ha danneggiata un’auto, una Smart Fortwo di una donna di 65 anni che non ha alcun legame con dinamiche criminali: era in sosta nel parcheggio condominiale del complesso delle case popolari Gescal in via Guido Rossa.

L’attentato si è consumato al di fuori dal complesso delle case popolari Arlecchino, diventate nell’ultimo anno una vera e propria piazza di spaccio, fino a diventare terreno di scontro, ma proprio a due passi dal civico 10 dove domenica scorsa un ordigno simile aveva danneggiato il porticato d’ingresso, sull’altro lato della stessa strada. Questa volta, però, a differenza dei precedenti, i carabinieri della Compagnia di Latina hanno individuato un testimone che ha assistito al gesto intimidatorio e ha riferito di avere visto tre persone incappucciate scappare verso via Bachelet.

Rispetto ai precedenti analoghi, per l’intimidazione di ieri notte non sembrano emergere spunti utili a interpretare la natura del gesto. Intorno alle 2:25 gli sconosciuti hanno piazzato e innescato la bomba carta sul tergicristalli della Smart, all’angolo del parabrezza sul lato del conducente, tant’è vero che i danni per il veicolo sono stati evidenti. L’ordigno di fattura artigianale non era dotato di una carica particolarmente potente, ma è bastata per danneggiare il vetro e la carrozzeria.

Fatto sta che non sembra esserci una spiegazione per la scelta dell’obiettivo: la macchina appartiene a una donna che vive in quel complesso di case popolari da molti anni, con alcuni familiari, e lavora come collaboratrice scolastica in un istituto della città. Ai militari ha dichiarato di non avere mai ricevuto minacce, tantomeno problemi di qualsiasi altra natura, tali da giustificare una reazione del genere, e oltretutto non ha figli, né nipoti che possano essersi messi nei guai, esponendola a un rischio simile.

In cerca di un motivo per un’azione del genere gli investigatori dell’Arma si stanno muovendo nel campo delle ipotesi. Come la scelta di un bersaglio casuale inseguendo un disegno criminoso per colpire indirettamente il sodalizio che gestisce la piazza di spaccio dei palazzi Arlecchino, oppure un erroneo scambio di auto.

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