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Nonnismo al Comani, le difese: "Nessuna prova, vanno assolti"

I difensori degli otto militari: quella di Schiff era una sete di vendetta. Sentenza il 6 ottobre

Nonnismo al Comani, le difese: "Nessuna prova, vanno assolti"

La sete di vendetta di Giulia Schiff, il processo popolare, la mancanza del consenso durante il battesimo di volo: sono questi alcuni dei temi affrontati in oltre tre ore di arringa dal collegio difensivo nel processo che vede imputati otto militari dell’Aeronautica accusati di lesioni e violenza privata nei confronti della pari corso Giulia Schiff.

«Non vi sono elementi di prova, questo processo è una strumentalizzazione ai danni dei nostri assistiti», ripetono le difese , che  percorrono una serie di elementi per sconfessare le accuse. Vanno in profondità, analizzano tutto.  Ieri pomeriggio in Tribunale hanno chiesto per tutti i propri assistiti l’assoluzione, portando in aula  - davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina  Mario La Rosa -  video, messaggi, altri riscontri per scardinare la ricostruzione del pm che nel corso della precedente udienza aveva chiesto la condanna a un anno nei confronti dei presunti responsabili:  Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Farulli, di Gessate, Gabriele Onori, di Tivoli.  In aula c’è Giulia Schiff che si è costituita parte civile,  è  accanto al suo avvocato Massimiliano Strampelli. Tra i banchi alcuni imputati insieme ai familiari che hanno seguito  con grande attenzione tutto il dibattimento. E’ un processo non facile, delicato, dove l’avvocato di uno degli imputati, riprendendo la frase della parte civile della scorsa udienza nella ricostruzione dei fatti, sostiene che: «L’imboscata non è degli imputati  ma è della Schiff con questa  sorpresa per i suoi pari corso». 

La sentenza il  6 ottobre.  «Non è stata raggiunta la prova per arrivare alla condanna»,  spiega l’avvocato dello Stato Maurizio Greco che mostra il video incriminato. E’ il 4 aprile del 2018, siamo all’Aeroporto  Comani di Latina Scalo:  «Guardate bene la Schiff, si appoggia e si butta sopra i colleghi, si ferma a  ridere quando viene presa. I fuscelli utilizzati? Non erano certamente armi».

A seguire mostra un video del 6 aprile del 2018. Un altro battesimo di volo è quello di Farulli che ora è imputato:  «La presunta parte offesa dice una frase in occasione del battesimo del volo:  “Qualcuno vuole picchiare con le scarpe? Qualcuno vuole picchiare?”  Una presunta parte offesa che non vuole partecipare al rito  sicuramente non fa quello che succede due giorni dopo i fatti. Dovrebbe aver subito lesioni e invece - ripete -  ha il fuscello e dice "la calma prima della tempesta". Non sembra sofferente la Schiff,  ha un bel sorriso e dice riferendosi al pari corso "Dobbiamo picchiarlo". Qui non è nonnismo - ricorda il legale insieme al collega Massimo Giannuzzi  - si tratta di pari corso che decidono e condividono pienamente questa scelta». L’avvocato Michela  Scafetta ha evidenziato l’origine della denuncia:  «Nasce da una sete di rivalsa della Schiff,  ha trasformato questi otto ragazzi in uno strumento di vendetta. Chiunque poteva trovarsi lì - osserva  l’avvocato - qualsiasi figlio nostro poteva trovarsi qui ad essere imputato. Per Giulia l’importante era avere un bersaglio. Non ha denunciato subito i  fatti perché non aveva nulla da denunciare.  Tra tre mesi questo reato si prescrive e  se venissero condannati - ha osservato  - il loro futuro sarà cancellato e non potranno più salire su un aereo. Una condanna significherebbe togliere le ali a chi difende la Patria. La giustizia non è mai vendetta ma ricerca di equilibrio e l’equilibrio è un’assoluzione e in occasione del rito del battesimo da parte della Schiff c’era il consenso».

A seguire la parola è passata agli avvocati Mattia Floccher, Roberto Guida, Paolo Bonaiuti,  Pietro Siciliano. «C'è stata una revoca del consenso? E se c’è stato è percepito? Poteva mettere i piedi a terra e andarsene e invece  non lo ha fatto. Quel battesimo lei voleva farlo - hanno ripetuto le difese - c’era un consenso e nessuno l’ha costretta. Ci sono contraddizioni chiare e questo caso  ha messo in luce  l’opportunismo della Schiff. Non stava alle regole, non  ha mai detto di avere paura del battesimo del volo e  alla fine  l’imboscata è stata la sua».  Tra pochi giorni la  sentenza.

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