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Gaeta, ex direttore di macchina chiede risarcimento allo Stato per il sequestro della Savina Caylyn

Antonio Verrecchia, 76 anni, rimase ostaggio dei pirati somali per oltre 10 mesi nel 2011. La decisione del Tribunale civile di Roma attesa a febbraio

Gaeta, ex direttore di macchina chiede risarcimento allo Stato per il sequestro della Savina Caylyn

Lo Stato deve risarcire Antonio Verrecchia, l’ex direttore di macchina di Gaeta, oggi 76enne, che rimase vittima, dall’8 febbraio al 21 dicembre 2011, di uno dei misteri italiani più oscuri degli ultimi anni, l’atto di pirateria internazionale che coinvolse la «Savina Caylyn» nelle acque somale dell’Oceano indiano.

Il risarcimento è stato chiesto da Verrecchia, rappresentato dagli avvocati Vincenzo e Matteo Macari, nel procedimento pendente  davanti il Tribunale civile di Roma che si pronuncerà il prossimo 23 febbraio. La richiesta di Verrecchia è finalizzata a ribaltare sul piano civile quanto ha stabilito dal Tribunale dei Minorenni di Roma secondo il quale non è da considerarsi un atto di pirateria quello consumato ai danni del mercantile di proprietà della società armatrice «Fratelli D’Amato» di Napoli.

Verdetto emesso nell’ambito del procedimento che aveva come imputato uno dei presunti pirati, minorenne all’epoca dei fatti. Secondo i legali di Verrecchia invece le cose andarono diversamente. Il marinaio di Gaeta fu vittima di minacce e violenze fisiche oltre che psicologiche durante la prigionia e risulta che le autorità italiane pagarono un riscatto per quella nave,  11 milioni e mezzo di dollari.

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