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Solo contratti «ballerini»: una valanga di assegni Naspi

Il sintomo della fragilità del lavoro in provincia, dove cresce anche il part time. L’analisi dei dati nel rapporto pubblicato dalla Uil

Solo contratti «ballerini»: una valanga di assegni Naspi

Il lavoro fragile e precario è ancora il connotato caratterizzante dell’economia della provincia di Latina, con centinaia di contratti ballerini oltre che poveri. Il dato emerge dall’analisi delle erogazioni degli assegni di disoccupazione.
«Il capoluogo e il resto della provincia si collocano al secondo posto nel Lazio per Naspi concessa a seguito di interruzioni rapporti di lavoro», dice Luigi Garullo , segretario della Uil.

In 44.706 tra lavoratrici e lavoratori hanno beneficiato nel 2024 di Naspi, disoccupazione agricola e disoccupazione per collaboratori (dis-coll) a seguito di cessazioni di rapporti di lavoro. Un numero in crescita di 470 unità rispetto al 2023. Mentre sono state 3.731 le lavoratrici e i lavoratori interessati dalla cassa integrazione ordinaria, o straordinaria oppure dei fondi di solidarietà. Erano stati 3.811 nel 2023.

«I dati Inps, elaborati appunto dalla Uil di Latina, confermano che nel territorio pontino il lavoro è ancora troppo fragile e che le crisi produttive sono sempre dietro l’angolo. - dice Garullo - Non a caso, dopo Roma e il suo hinterland, il nostro territorio è quello che ha registrato, nel Lazio, il numero più elevato di Naspi (31.375), di disoccupazioni agricole (12.981) e di disoccupazioni per collaboratori (350). Una posizione poco invidiabile che era stata raggiunta anche due anni fa. Questi numeri evidenziano in primo luogo una fragilità del nostro mercato del lavoro e in secondo, aspetto ancor più grave, che il tutto sta diventando non più un elemento contingente, bensì qualcosa di strutturale e fortemente condizionante». Sul fronte del ricorso alla cassa integrazione ordinaria, straordinaria e dei fondi di solidarietà la provincia di Latina si posiziona terza per lavoratori coinvolti, dopo Roma (34.440) e Frosinone (11.389).

Ma i timori della Uil sono amplificati da altri numeri Inps: nel 2024 il tasso di disoccupazione ha raggiunto i 9,4 punti percentuali, il più alto delle province laziali. Il tasso di inattività è al 37,9 per cento, mentre la media laziale è al 31,6 per cento. I lavoratori dipendenti con contratti part time nella provincia rappresentano ormai il 34,3 per cento del totale.
«La Uil non si stanca di ripetere che un sistema come questo, dominato dalle incertezze, dalla instabilità lavorativa, dalla crescente precarietà va scardinato dalle fondamenta. - sottolinea Garullo - Servono scelte in grado di valorizzare i territori e di offrire benessere a chi li abita. Serve in sostanza una concreta politica industriale che rilanci il Paese. Sotto questo aspetto vanno colte tutte le opportunità che si presentano. Pensiamo ad esempio ai cento milioni che il Consorzio industriale del Lazio ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per interventi di rilancio produttivo e riqualificazione industriale. Questi fondi devono diventare uno strumento per avviare un percorso di riconversione e rilancio del sistema produttivo dei territori, tutelando l’occupazione e aprendo nuove prospettive di sviluppo sostenibile».

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