I giudici della quarta sezione della Corte d’Appello di Roma hanno confermato la sentenza di non luogo a procedere per gli imputati per il caso del dissesto della Italcraft, società leader nella realizzazione delle imbarcazioni di lusso.
La Procura di Latina aveva impugnato la decisione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Giuseppe Molfese al termine dell’udienza del 26 marzo del 2024. Era stata accolta la tesi del collegio difensivo mentre la pubblica accusa aveva chiesto il rinvio a giudizio e quindi il processo per gli imputati, sulla scorta delle risultanze investigative raccolte nel corso delle indagini. Ieri a Roma i magistrati si sono pronunciati in merito al fallimento della Itacraft del polo industriale di Gaeta.
Confermato il non luogo a procedere per l’imprenditore Gianfranco Rizzardi, ritenuto l’amministratore di fatto, per l’amministratrice legale all’epoca dei fatti Milvia Iundusi e per i commercialisti Sergio Gasbarra, Renzo Vecchi, Alberto Palliccia, componenti del collegio sindacale. La Procura aveva appellato la sentenza insistendo per la contestazione dei fatti. Poi la decisione dei giudici. Il via all’inchiesta a seguito del fallimento della Italcraft srl con una sentenza emessa dal giudice Roberto Amatore del Tribunale di Latina il 26 giugno del 2013.
Gli atti furono inviati alla Procura che aveva contestato a vario titolo agli imputati di aver inserito nel bilancio un aumento dei beni patrimoniali dell’azienda per mascherare in questo modo il debito effettivo. Il collegio difensivo composto dagli avvocati Riccardo Castelli, Renato Archidiacono e Angelo Fiore, ha sempre puntato sul fatto che le valutazioni del patrimonio si fondavano sulla legge in essere e in specie sul cosiddetto decreto SalvaItalia.
I fatti tra il 2009 e il 2013, il totale del dissesto ammontava a 11,4 milioni di euro. Nel procedimento la curatela del fallimento era stata individuata quale parte offesa. La Procura aveva contestato l’omissione del controllo della legalità contabile non rilevando motivi ostativi all’approvazione dei bilanci del 2009, 2010 e 2011.
Nelle carte dell’inchiesta era riportato che Gianfranco Rizzardi, quale amministratore di fatto, un consulente contabile della srl il cui iter è stato diverso ed era stato assolto con il rito abbreviato, «aveva suggerito di effettuare la rivalutazione degli immobili, e con i sindaci effettivi Sergio Gasbarra e Alberto Palliccia, nonché con Renzo Vecchi, presidente del collegio dei revisori dei conti concorrono a cagionare il dissesto della Italcraft». Ieri la sentenza confermata in Appello. Escono tutti di scena.