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Il fatto

Caso Giovannino, revocata la sospensione della professione per l'avvocato

Durante l'interrogatorio di garanzia il legale indagato aveva provato l'estraneità al tentativo di estorsione con metodo mafioso, il giudice ha accolto l'istanza dei suoi difensori

Caso Giovannino, revocata la sospensione della professione per l'avvocato

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma ha accolto l'istanza dei difensori dell'avvocato di 56 anni coinvolto nell'inchiesta sul tentativo di estorsione aggravato dal metodo mafioso ai danni di due dipendenti del ristorante Giovannino, revocando la misura cautelare della sospensione dall'esercizio della professione della durata di due mesi per l'indagato. Sciogliendo la riserva, il gip ha ritenuto fondata la tesi sostenuta dall'avvocato, che nel corso dell'interrogatorio di garanzia aveva documentato la propria totale estraneità ai fatti, dimostrando di non essersi trovato nel luogo dell'incontro con le parti offese grazie al tracciamento satellitare della propria auto.

La vicenda è quella relativa al tentativo di ostacolare l'amministrazione giudiziaria del ristorante Giovannino di Foce Verde, al lido di Latina, sequestrato lo scorso febbraio. A mettere in atto l'opera di boicottaggio, secondo l'inchiesta della Direzione Distrettuale di Roma basata sugli accertamenti dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, sarebbero stati Mirella Salvadori e Antonio Fusco detto Marcello, quest'ultimo ritenuto l'ex gestore occulto del locale, mentre la donna colei che lo amministrava per suo conto. I due la scorsa primavera avevano avvicinato i due dipendenti principali dell'attività di ristorazione per convincerli ad assentarsi dal lavoro, simulando una malattia, con la promessa di assicurare loro la differenza economica per l'assenza dal ristorante.

Secondo i magistrati della Dda di Roma, avrebbero agito facendo valere il peso della contiguità di Fusco agli ambienti mafiosi apriliani. E durante uno degli incontri con le parti offese, al quale erano presenti sia la donna che zi Marcello, avrebbe preso parte anche un avvocato di riferimento dell'uomo: nella fase di riconoscimento fotografico, la vittima del tentativo di estorsione aveva indicato il volto del legale 56enne, che a sua volta era stato sospeso dalla professione dal giudice per due mesi. Una misura che il Tribunale di Roma, appunto, ha deciso ora di revocare, credendo alla tesi difensiva, sebbene il pubblico ministero si fosse opposto.

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