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Il fatto

Aggressioni in carcere, applicato per la prima volta il reato di rivolta

Il caso di Latina citato dal sottosegretario Delmastro. Il giudice valuta: volevano affermare la fama criminale

Aggressioni in carcere, applicato per la prima volta il reato di rivolta
Dietro la rappresaglia messa in atto contro gli agenti della Polizia Penitenziaria e le aggressioni ai danni degli altri detenuti, i magistrati leggono la volontà degli indagati di «affermare la propria fama criminale» all’interno della Casa Circondariale di via Aspromonte. Ruotano attorno a questo principio le esigenze cautelari ravvisate dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per Matteo Baldascini, Mattia Spinelli e Nico Mauriello, rispettivamente di 22, 20 e 26 anni, già dietro le sbarre per estorsione i primi due, per spaccio il terzo.
L’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Luigia Spinelli e dal sostituto Valentina Giammaria, ha destrutturato l’alleanza criminale che puntava a condizionare la vita carceraria, grazie al nuovo reato di “rivolta in carcere” introdotto dal decreto legge sulla sicurezza dello scorso aprile.
Il caso è stato ripreso anche dal sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, che attraverso i social network ha dato risalto all’inchiesta della Procura di Latina, essendo uno dei primissimi casi di applicazione della nuova fattispecie di reato. «Finalmente chi si scatena contro lo Stato e contro la Polizia Penitenziaria ne risponde davvero - ha scritto il vice ministro Delmastro - Nessuna tolleranza per chi pensa che il carcere sia una zona franca. Mai più violenza contro gli uomini e le donne in divisa».

I tre giovani sottoposti a misure cautelari, che ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in occasione dell’interrogatorio di garanzia, assistiti dagli avvocati Alessia Vita, Gaetano Marino e Massimo Frisetti, a fine ottobre avevano sfruttato una protesta messa in atto contro la decisione di limitare l’apertura delle porte delle celle, per scatenarsi contro gli agenti di polizia penitenziaria sfruttando il pretesto che uno dei poliziotti intendeva requisire loro gli specchi utilizzati per controllare l’arrivo degli agenti di guardia.
All’epoca compagni di cella, ovvero fino al trasferimento di Baldascini in un altro carcere laziale, avevano lanciato oggetti incendiati, come giornali, coperte imbevute di olio e una bomboletta del gas incartata con i fogli di giornale, proprio contro gli agenti di guardia che avevano dovuto chiedere il supporto dei colleghi per gestire l’emergenza, ovvero scampare al pericolo, domare gli incendi con gli estintori e mettere in sicurezza gli altri detenuti. Tra l’altro i tre erano stati aiutati da altri due reclusi, che insieme a loro avevano lanciato oggetti, come sedie  e televisori, arrecando danni all’amministrazione penitenziaria.

Non si trattava però di un caso isolato, perché Mattia Spinelli e Matteo Baldascini si sarebbero resi protagonisti anche di episodi di violenza nei confronti di altri detenuti. Uno dei quali ha formalizzato dal denuncia, sebbene il suo compagno di cella, per questo indagato, avrebbe cercato di convincerlo a non farlo. Proprio alla luce di tutti questi episodi, il giudice ha condiviso le valutazioni della Procura. Gli atteggiamenti dei tre non solo manifestano il totale rifiuto di accettare le regole imposte dall’autorità, ma rivelano «la volontà di pretendere una sorta di totale impunità e un controllo assoluto anche all’interno dell’istituto carcerario».
Insomma, avrebbero cercato di ripetere, all’interno della Casa Circondariale, gli atteggiamenti con i quali avevano cercato di imporsi nel contesto criminale latinense: Baldascini si è reso protagonista di numerose aggressioni, a scopo di estorsione, ai danni di giovani e commercianti, mentre Mattia Spinelli, che in carcere è attorniato da numerosi pusher a lui collegato, è ritenuto uno dei leader della piazza di spaccio dei palazzi Arlecchino che avevano cercato di di sopraffare con violenza i cattivi pagatori e soppiantare la concorrenza delle fazioni opposte, replicando agli attentati esplosivi dello scorso settembre.
 

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