Ha trascorso 13 mesi in carcere anche se, come hanno stabilito i giudici della Corte d'Appello di Roma nel 2014, era innocente. Adesso, a distanza di sette anni da quell'incubo che aveva vissuto con l'arresto e la detenzione, ha presentato il conto alla giustizia italiana ed è stato risarcito di 88mila euro.

E' la storia di un bracciante agricolo indiano di 47 anni, residente a Borgo Hermada. Era arrivato in Italia senza permesso di soggiorno, lasciando in India la famiglia. Aveva trovato un lavoro nelle campagne dell'Agro Pontino, ma subito dopo aveva conosciuto il carcere per le accuse di rapina, lesioni e infine perchè era inottemperante ad un provvedimento di espulsione, un reato che nel frattempo e da quando è iniziata questa storia è stato depenalizzato.

L'uomo, difeso dall'avvocato Moreno Gullì, era stato detenuto dal novembre del 2009 al dicembre del 2010, ad accusarlo era stato un connazionale durante una discussione in cui il 47enne era intervenuto, si era messo in mezzo e voleva calmare gli animi. Alle forze dell'ordine era arrivata una richiesta di intervento per una rapina tra stranieri a Borgo Hermada, e nell'immediatezza dei fatti il bracciante agricolo era finito in manette: il bottino era un telefono cellulare e poi dei soldi. Nel corso dell'interrogatorio, l'indagato aveva sostenuto di essere estraneo ai fatti e che la rapina fosse un'invenzione del suo connazionale, aggiungendo che la telefonata con cui era scattato l'allarme della presunta rapina, era partita proprio dalla parte offesa che aveva detto che gli era stato sottratto il telefonino. Nel corso della perquisizione a casa, gli investigatori non trovano quello che cercano, ma l'indiano resta in carcere, anche il Riesame respinge le richieste di libertà e poi anche l'esito delle altre istanze sarà negativo: tutte respinte. Nessuno crede al bracciante agricolo, e così si arriva al processo davanti al Collegio Penale del Tribunale di Latina, nel corso del quale la difesa chiede l'acquisizione dei tabulati telefonici e la localizzazione dell'apparecchio in uso alla vittima, per dimostrare l'attendibilità della versione del suo assistito. Il bracciante agricolo viene assolto dalla rapina, ma condannato a un anno e un mese per lesioni, con la sospensione della pena. Una volta depositate le motivazioni, la difesa non molla e presenta ricorso in Appello. È qui che arriva l'assoluzione. Nel frattempo anche il reato di inottemperanza ad un provvedimento di espulsione si estingue.
Il resto è storia di pochi giorni fa, con il ricorso presentato davanti ai giudici della quarta sezione della Corte d'Appello di Roma che hanno accolto la richiesta del cittadino indiano, dandogli ragione con un ristoro di 88mila euro.