E' una storia a metà strada tra la violenza e il razzismo, cominciata nel 2009 e durata per quattro lunghi anni. Ora è arrivata la condanna, molto pesante per l'imprenditore agricolo italiano accusato di aver violentato e malmenato la compagna marocchina cui aveva dato anche della «schiava». Il pubblico ministero, rappresentato in aula dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro, aveva chiesto la condanna a due anni. Ma la decisione del Tribunale è stata più drastica: condanna a quattro anni di reclusione e sospensione della patria potestà per cinque anni sul figlio (che di anni ne ha nove).
Le contestazioni della Procura raccontano di una vicenda al limite del surreale: l'imprenditore pontino dal 2009 ha avviato una relazione more uxorio con una donna del Marocco che ha preso a maltrattare quasi subito. E' successo anche davanti al bambino quando questi aveva tre anni. In alcune occasioni le ha detto di averla «scelta come propria schiava in relazione alla sua nazionalità marocchina».