Brutta grana per il Comune di Latina, condannato dal Tar a risarcire l'imprenditore Massimo Riccardo per i danni subiti a causa del discutibile iter amministrativo che aveva portato al diniego del rilascio della concessione edilizia in via Quarto dopo l'annullamento in autotutela del primo permesso a costruire.
Il titolare della Costruzioni Generali aveva chiesto ai giudici un risarcimento di poco inferiore ai 3,5 milioni di euro, e il Tar lo ha praticamente accontentato riconoscendogli un mancato guadagno pari alla somma dei corrispettivi pattuiti nei compromessi di vendita con dieci acquirenti, ovviamente detratte le somme già percepite all'atto della stipula. A questo bisogna aggiungere le spes sostenute per le fondamenta già realizzate e altre spese di cantiere successive all'annullamento della concessione. Tutto insieme fa una somma che si aggira tra i due e i tre milioni di euro.
Era iniziato tutto nel 2014, con il rilascio del permesso a costruire n.31 del 20 ottobre, per la realizzazione di un edificio residenziale di cinque piani in via Quarto. Giusto un mese prima, Comune e società Costruzioni Generali avevano sottoscritto una convenzione per la cessione gratuita al Comune di un lotto in cambio di un premio di cubatura. Avviati i lavori, nel gennaio 2015 il Comune annullava in autotutela la concessione dopo essersi accorto che il lotto ottenuto era già suo, e dunque non poteva concorrere alla determinazione dei volumi già autorizzati. La società di costruzioni presentava quindi una nuova richiesta di rilascio di permesso a costruire, con un progetto unitario al quale il Comune non ha però voluto aderire, invitando l'istante a presentare osservazioni e nuova documentazione. Prima dello scadere dei termini per quelle osservazioni, il Comune trasmetteva un'ordinanza di demolizione delle opere già costruite. La Costruzioni Generali ha comunque continuato a presentare progetti che potessero soddisfare le condizioni urbanistiche vigenti, ma senza mai incontrare l'0interese e la collabroazione del Comune. Ed è questo il motivo su cui i giudici del Tar hanno fondato la sentenza: «L'amministrazione - si legge nel provvedimento - in un'ottica di leale collaborazione avrebbe dovuto prestare l'attività necessaria a porre rimedio alla situazione venutasi a creare a causa della stessa amministrazione». Copia delle sentenza finirà alla Corte dei Conti.