Diciotto arresti e sequestri per oltre 15 milioni di euro nei confronti di un'organizzazione criminale, operante su scala internazionale e dedita alla commissione di una serie indeterminata di reati tributari e contro la pubblica amministrazione. Questo l'esito della brillante operazione "Super Job" illustrata poco fa in Procura e che ha visto in azione i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina, coordinati dai sostituti procuratori Luigia Spinelli e Giuseppe Bontempo, autori dell'articola indagine che si è conclusa con l'ordinanza di arresti emessa dal gip Pierpaolo Bortone.
L'attività investigativa, che si è articolata tramite acquisizioni, perquisizioni e l'ascolto dei testimoni, oltre che attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali, ha portato gli investigatori a scoprire un articolato sistema di frode che veniva messo in atto attraverso fatture per operazioni inesistenti, per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro.
Immediati gli approfondimenti sul caso, eseguiti in sinergia con il nucleo di polizia economico - finanziaria di Latina e dalla Tenenza di Aprilia, che così hanno permesso di scoprire un dedalo di società cooperative riconducibili ad un commercialista di Aprilia e a un imprenditore pavese.
Le indagini hanno inoltre consentito di arrestare sei commercialisti che mettevano a disposizione del sistema criminoso le loro specifiche competenze professionali per la contabilizzazione di costi derivanti da false fatture e per la certificazione dei crediti Iva derivanti dalle operazioni inesistenti. Tutti crediti che venivano poi utilizzati per compensare la quasi totalità dei debiti di natura tributaria e previdenziale. Questi costi venivano bilanciati con ricavi derivanti, a loro volta, dall'emissione di false fatture di prestazione manodopera, per milioni di euro frodati all'Erario.
Il sistema spregiudicato ha permesso all'associazione di fornire manodopera a prezzi concorrenziali ai propri clienti, tra i quali una società milanese di recupero credito, e di generare ingenti fondi neri derivanti dalle imposte evase. I fondi venivano infatti trasferiti all'estero simulando l'acquisto di servizi presso società londinesi risultate riconducibili agli stessi indagati.