È arrivata di domenica, alle 15 circa, l'ordinanza di sgombero per tutte le undici famiglie della scala C della palazzina di via Emanuele Filiberto, quella dove mercoledì scorso è stato registrato il crollo del solaio.
Tutti sapevano che da un momento all'altro sarebbero stati costretti a lasciare le proprie abitazioni, visto che il cedimento di parte del tetto comporterà ora uno studio strutturale dell'intera palazzina ritenuta inagibile. Ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe potuto accadere ieri. Così, nel disorientamento generale di tutti i residenti, la polizia locale e alcuni dipendenti dei servizi sociali del Comune di Latina si sono presentati alle porte del civico 149, consegnando a tutte le undici famiglie l'ordinanza firmata proprio dal sindaco Damiano Coletta.
L'atto del primo cittadino, «contingibile e urgente», ordina l'immediato sfratto del fabbricato sito in via Emanuele Filiberto, al civico 149, scala C. Però il documento presenta un paradosso che, di riflesso, diventa una fonte di preoccupazione per altre tredici famiglie che vivono nella scala adiacente, ma che è parte della stessa struttura: perché evacuare una sola scala, se tutto il tetto, anzi, tutta la struttura è a potenziale rischio crollo?
Infatti, così come scritto nell'atto firmato da Coletta, «è evidente che il solaio di copertura ha perso la sua capacità portante e che quindi è necessario procedere all'immediato sgombero dell'intero fabbricato, per consentire la verifica e la messa in sicurezza dell'intero solaio di copertura».
Insomma, se bisogna evacuare perché «l'intero solaio» è a rischio crollo, questo significa che tutta la palazzina (e quindi anche i residenti del civico adiacente) dovranno evacuare. Ora è da capire se l'ordinanza in questione è valida anche per loro già da adesso, o se dal Comune verrà redatto un secondo atto per coinvolgere le altre 13 famiglie.
Anche perché, nella relazione che anticipa questa ordinanza, il tecnico di parte aveva già previsto l'evacuazione dell'intera struttura. Lo sgombero, si legge sempre nell'atto, è necessario per dare il via alle ispezioni «in più punti del solaio di copertura aprendo fori di ispezione nella camera a canne (si parla di una palazzina degli anni ‘30, ndr.), per accertare lo stato di conservazione del calcestruzzo e delle armature dei travetti dell'intero solaio di copertura».
Ma non è tutto, perché oltre ad ordinare lo sgombero immediato, l'atto dispone che tutti i proprietari della palazzina effettuino «senza alcun indugio» tutti i lavori indicati nella perizia del tecnico di parte, «e di quanti altri se ne dovessero rendere necessari al fine di eliminare ogni stato di pericolo relativo alla palazzina».
In caso di inottemperanza, il Comune procederà «all'esecuzione coatta, addebitando le spese allo scopo necessario, precedendo contestualmente alla denuncia all'autorità giudiziaria».
L'intervento dei servizi sociali
L'ordinanza firmata dal sindaco Damiano Coletta è impeccabile: disegna perfettamente una situazione di pericolo dovuta a una struttura pericolante per diversi motivi e che, per questo, deve essere oggetto di lavori immediati. Manca però una componente importante, anzi, la più importante: quella delle persone, dei residenti che per quanto si aspettassero lo sgombero non hanno avuto tempo di trovare un posto dove andare. Anzi, ancora peggio: persone che non hanno alcuna possibilità di andare altrove.
Ieri, durante lo sgombero, erano presenti anche i servizi sociali del Comune, fatto che lascia presagire la disponibilità a trovare una soluzione per i residenti. Per ora, però, è ancora tutto molto confuso. Le uniche voci a riguardo parlano di una manciata di appartamenti, che saranno dedicati ai più anziani, e disponibili per sole 48 ore. Poi, che succederà? E per tutti gli altri?
«Noi da qui non ce ne andremo» dicono alcuni dei residenti, quelli che non hanno nessuno a cui appoggiarsi. Due le loro richieste: la prima riguarda per l'appunto l'individuazione da parte del Comune (o di altri enti e istituzioni) di un posto dove andare. L'altra, invece, è legata alla necessità di individuare un responsabile che tuteli gli appartamenti in assenza dei proprietari. Già in questi giorni, visto che l'ultimo piano era stato già interdetto, i residenti hanno trovato alcuni senzatetto che si erano intrufolati nella palazzina usando proprio quell'ultimo pianerottolo come riparo.
La questione è sicuramente complessa. La palazzina è di proprietà privata, quindi il Comune non ha l'obbligo tecnico di prendersi in carico i residenti. Ma il discorso non è tanto quello tecnico, quanto morale: non si possono lasciare dei cittadini per strada, senza un posto dove andare
Probabilmente, il Comune dovrà adoperarsi per fare una ricognizione delle diverse situazioni, per capire quante famiglie hanno disponibilità e quante meno, così da stringere il cerchio e dare il via ad azioni sociali per aiutarli.
Purtroppo, però, da Piazza del Popolo non è arrivato nulla di ufficiale, se non un primo colloquio informale avvenuto ieri pomeriggio. Il settore dei servizi sociali, con l'assessore Ciccarelli, ha infatti garantito di essere a disposizione per iniziare le verifiche delle diverse situazioni vissute dai residenti. Qualcuno però è diffidente, e tirerà un sospiro di sollievo soltanto quando avrà delle garanzie messe nero su bianco.