Non solo le gravi carenze strutturali e il sovraffollamento, ma pure la fornitura di cibo pieno di muffa o in pessime condizioni. E questo per cercare di risparmiare sempre più, arrivando a spendere per il pranzo e la cena meno di due euro al giorno per ciascun ospite. È un altro dettaglio che emerge dall'inchiesta "Dionea", che rivela pure come alcuni degli indagati, stando alle intercettazioni, fossero ben consapevoli dei rischi, temendo soprattutto i controlli del Nas.
È il 20 marzo 2017 quando alcuni stranieri ospitati nelle strutture dell' "Azalea" protestano in Prefettura. Lamentano non solo il ritardo nel pagamento dei pocket money, ma pure la somministrazione di cibo già scaduto o deteriorato. A confermare quanto lamentato dai richiedenti protezione internazionale ci pensano le intercettazioni telefoniche. In alcune di queste si parla proprio dei prezzi, puntando a rivedere il menù del pranzo e della cena per cercare di risparmiare ulteriormente rispetto all'euro e 66 centesimi che venivano spesi. Questo a fronte dei 32,50 euro che le coop percepiscono giornalmente dalla Prefettura per l'accoglienza del singolo straniero. Al telefono, nella conversazione del 4 aprile 2017, ci sono Orlando Tucci, uno degli indagati, e un'altra persona.
Orlando: «Secondo me è un po' tanto... dobbiamo abbattere la metà»
G. «Ma non ce la fai... la carne ce la devi dare... già ci stai a dare i piselli... capisci che ti voglio dire... a te ti sembra tanto perché non ti pagano le fatture... sono 2.400 euro per 100 persone a mangiare... 30 giorni... quanto cazzo vuoi spendere? Stai a spendere... fatti un conto... 4.000 diviso 30... quanto sono?»
Orlando: «Un euro e qualcosa» (...)
G. «Tu stai spendere un euro e 66 a testa pranzo e cena (...) hai capito che ti voglio dire? Sì possiamo rifare un po' il menù, arrivare a un euro e cinquanta... ma non è che puoi abbattere del 50%, se abbatti del 50% arrivi a...»
Orlando: «80 centesimi».
Per cercare di risparmiare, venivano anche acquistati prodotti vicini alla scadenza, col risultato che in più di qualche occasione, come poi lamentato nella protesta del 20 marzo 2017, veniva servito cibo avariato. Dopo la rimostranza degli ospiti, le associazioni temevano controlli da parte dei carabinieri del Nas. Tant'è vero che i presidenti di "Azalea" e "Philia" si attivano - erano sottoposti a intercettazioni telefoniche - per chiedere ai dipendenti di far sparire tutto il cibo scaduto e privo di referenza. Lo testimonia, tra le altre (in totale sono otto quelle captate dagli investigatori), un'intercettazione del 20 marzo alle 11 e 30. A parlare sono Orlando Tucci e un dipendente dell' "Azalea".
Orlando: «Aspetta un minuto... devi controllare se ci stanno cose scadute alle case... nella casa a San Magno»
F. «Le cose scadute?»
Orlando: «Da mangiare... che tanno a venire i Nas a controllare... hai capito? Dai controlla... se ci stanno buttala al secchio immediatamente».