Lo scorso 25 aprile, la città di Pomezia ha celebrato gli ottant'anni dalla sua fondazione e - il 29 ottobre del prossimo anno - compirà i veri e propri ottant'anni di vita, ricorrendo l'anniversario dell'inaugurazione dell'ultimo insediamento voluto dal Duce Benito Mussolini nell'Agro redento.

Purtroppo, però, gli edifici che i coloni costruirono per primi - ossia quelli del nucleo storico di piazza Indipendenza - sono avvolti dal degrado.

Scritte di ogni tipo possono essere "ammirate" sotto ai portici della torre civica o a quelli del passaggio che porta a via Guerrazzi, ma anche sul retro del palazzo comunale o di quello che ospita il Comando della polizia locale.

Le scritte sono di ogni tipo: si va dai graffiti realizzati in epoche più o meno recenti fino ai "tag" lasciati dai writers quasi come a segnare il territorio.

Non mancano, poi, soprattutto sotto al porticato della torre civica, i messaggi d'amore: c'è chi ha scritto nome e cognome della coppia con tanto di data dell'anniversario, ma anche chi ha dichiarato la preferenza per questa o quell'altra ragazza.

Anche gli insulti e le parolacce, purtroppo, sono all'ordine del giorno, così come non mancano degli scarabocchi incomprensibili.

Insomma, uno spettacolo poco edificante, che nei mesi scorsi era aggravato anche dalla situazione della scuola "Don Bosco", che oggi invece si mostra in tutta la sua bellezza originaria dopo i lavori pensati e messi in atto dalla precedente amministrazione guidata dall'allora sindaco Fabio Fucci.

Il suo successore, Adriano Zuccalà, dovrà però pensare a come risolvere il problema di tutti gli altri edifici del Nucleo di Fondazione, che a uno sguardo esterno potrebbero sembrare abbandonati al loro destino: serve, infatti, un intervento radicale di pulizia, al fine di far tornare queste zone alla loro bellezza originaria.

L'architettura razionalista - è un fatto noto - viene invidiata agli italiani in tutto il mondo, non tanto per la bellezza esteriore, quanto per la sua praticità e funzionalità. E vedere esempi di questo genere lasciati alla mercé dei vandali non giova certo alla particolarità della città di Pomezia, voluta da Benito Mussolini e originariamente considerata il granaio di Roma.