Utilizzare le cooperative per frodare il fisco, sfruttare i lavoratori, incassare contributi pubblici non dovuti non è una storia nuova. E non è un'invenzione delle ultime cooperative di Super Job, né di quelle beccate ad assumere lavoratori immigrati al solo scopo di procurare loro un documento utile ad ottenere i permessi per l'occupazione in Italia, ma poi i luoghi di impiego sono vuoti. No, tutta questa prassi, è sempre esistita e si è mossa dentro un sistema di controlli assai discreto, probabilmente un po' carente se almeno uno dei processi penali già in corso a carico di dodici persone indica con precisione come ci si muove in un certo mondo delle coop. Quella contestata all'imprenditore di Cisterna Paolo Tintisona e altri undici indagati è la fotografia fedele di come si può fingere di assumere giovani lavoratori svantaggiati al solo scopo di frodare sia il Fisco che l'ente erogatore dei contributi per le agevolazioni che potenziano l'occupazione, in questo caso la società della Regione denominata Italia Lavoro. Un sistema che è andato avanti fino al 2011, quando incrociando una serie di dati è emerso che i tirocini erano fasulli. Se si pensa che lo scandalo più grave del sistema cooperativistico esplode a metà del 2017 con una rete di società operanti tra Latina e Aprilia, si può dire che Tintisona e i suoi sono stati degli antesignani, un po' più fortunati