La vegetazione del promontorio del Circeo si è ripresa dall'assedio del parassita asiatico, lo Xylosandrus. Ma non è possibile abbassare la guardia perché l'epidemia è tutt'altro che risolta. Occorre trovare, e in tempi relativamente brevi, delle soluzioni. Non solo per questo territorio, ma anche per altre aree che potrebbero essere attaccate dall'insetto. È per questo motivo che sono scese in campo istituzioni italiane, francesi e spagnole nell'ambito di un progetto su scala europea che fa parte del programma "Life". Ieri il "calcio d'inizio".
«Il progetto - fanno sapere dal Parco nazionale del Circeo - ha come obiettivo lo sviluppo e la sperimentazione di protocolli e metodi per contrastare l'invasione di due insetti di origini aliene - non sono dunque animali "del posto" - negli habitat naturali che circondano il mar Mediterraneo: lo Xylosandrus compactus e lo Xylosandrus crassiusculus». Si tratta di piccolissimi insetti che scavano dei tunnel nei rami delle piante per depositare le uova e portano con sé dei funghi patogeni che in determinate situazioni possono portare gli arbusti a morire. Un rischio da evitare a tutti i costi, ancor più nei confini dell'area protetta.
Con gli appuntamenti di ieri e di oggi si cercherà di allineare il gruppo di lavoro su finalità, risultati attesi, strumenti, tempistiche, ruoli e modalità. A questo primo incontro hanno partecipato , oltre all'Ente Parco in qualità di capofila, i rappresentati dei diversi partner coinvolti nel progetto: Institut National de la Recherche Agronomique (Francia); Regione Lazio - Direzione Regionale Capitale naturale, parchi e aree protette (Italia); Terrasystem Srl (Italia); Universidad De Alicante (Spagna); Università degli Studi della Tuscia (Italia); Ville d'Antibes Juan-les-Pins (Francia). Negli ultimi anni, nel Parco nazionale del Circeo sono stati registrati numerosi danni dovuti ad insediamenti di questi due scolitidi, interessando in particolar modo il leccio e le altre querce, l'acero, il carrubo, il corbezzolo, l'alloro, il cipresso, il ginepro, il viburno, il pungitopo, il lentisco e altre specie autoctone, costituendo una seria minaccia per la macchia mediterranea.
Il progetto durerà fino al Febbraio 2022 e prevederà un attivo coinvolgimento dei visitatori del Parco e della cittadinanza delle aree interessate nella riduzione del rischio e il rilevamento attraverso l'approccio della Citizen Science.