Non è stato un caso isolato l'episodio degli spari contro il bracciante agricolo straniero con una pistola ad aria compressa. Episodi del genere ci sarebbero già stati, nel territorio di Borgo Hermada, a Terracina, e se non sono stati denunciati è soltanto perché le vittime hanno paura di ritorsioni. Ad aprire uno spaccato dall'interno del mondo di operai e braccianti agricoli stranieri è il presidente della comunità indiana del Lazio Gurmukh Singh, da anni punto di riferimento per le attività di istruzione, formazione ed integrazione nel territorio. «Non è il primo caso, è il terzo negli ultimi mesi - ci racconta al telefono - che le vittime hanno avuto paura di denunciare. Mi auguro che non c'entri nulla il razzismo perché qui la situazione è sempre stata tranquilla, ma ora i nostri ragazzi iniziano ad avere paura».

Intanto le indagini dei carabinieri della Compagnia di Terracina non escludono alcuna pista. Non quella dell'emulazione, legata ad episodi di odio e violenza che si stanno diffondendo nel paese (tre in provincia di Latina in soli due mesi), non a moventi di altro tipo. Compreso episodi di ritorsione nel mondo del caporalato, come sembra convinto Marco Omizzolo, ricercatore, giornalista che per primo ha gettato una luce sul fenomeno dello sfruttamento dei braccianti nell'agro Pontino: Omizzolo intravede una «concomitanza con le operazioni di polizia contro il caporalato. Forse si vogliono mettere a tacere le contestazioni».

Ferma condanna anche dal sindaco Nicola Procaccini: « Mi sembra una cosa vigliacca fatta da vigliacchi. Proprio pochi giorni alcune famiglie indiane hanno voluto piantare alberi e fiori nel giardino dell'ex tribunale dove si è trasferita l'Anagrafe da un paio di settimane. Un piccolo atto di amore per la nostra città che mette in risalto ancor di più la stupidità di chi ha bisogno di un atto cosi codardo come sparare piombini contro un lavoratore per dare un senso alla propria esistenza».