Le nuove case popolari da costruire in zona Eschieto rischiano di non essere mai realizzate. A fine mese, infatti, scadrà il termine concesso nei mesi scorsi dalla Regione Lazio per l'inizio dei lavori o quantomeno per mettere a punto delle soluzioni a breve termine atte a risolvere le problematiche emerse dal 2018 a oggi.

La strada, dunque, appare in salita e, lo scorso 17 settembre, il commissario prefettizio Bruno Strati ha provato a "mettere una pezza" alla faccenda, deliberando coi poteri di Giunta comunale la risoluzione del contratto di appalto per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei 28 alloggi nella zona 167 dell'Eschieto, finora in mano a una Srl del posto. In più, col medesimo documento - che sarà inviato alla Regione proprio per scongiurare la perenzione dei tre milioni di euro -, Strati ha anche dato mandato ai competenti uffici comunali per dare corso ad azioni giudiziali a tutela dell'amministrazione, non ultima l'escussione della polizza fidejussoria che la ditta aveva depositato a garanzia all'epoca della sottoscrizione del contratto d'appalto.

La situazione, già molto delicata, è "precipitata" in estate. Va ricordato, in questa sede, che il nocciolo della questione riguarda la progettazione esecutiva dell'edificio che avrebbe dovuto ospitare le case popolari, per la quale l'impresa aveva chiesto una proroga al fine di elaborare un nuovo quadro progettuale, utile a superare alcune criticità.

I nuovi elaborati sono stati consegnati in Comune a maggio del 2016, ma il progetto esecutivo in variante - realizzato da una ditta per conto della Srl che aveva vinto l'appalto - prevedeva un costo maggiorato di 400mila euro. Da quel momento è iniziata una fitta corrispondenza tra ente e ditta vincitrice dell'appalto, col Comune che, a fine luglio 2017, ha contestato all'azienda stessa "incongruenze tecniche, difformità e carenze" del progetto. Di lì in poi è stato più volte chiesto alla ditta di adeguare gli elaborati al costo originario dell'appalto, fino alla diffida ad adempiere inviata dal Comune a fine maggio, chiedendo un riscontro entro il 15 giugno 2018. La ditta ha chiesto un'ulteriore proroga, non concessa: di conseguenza, si è arrivati a un incontro fra l'ente e l'avvocato dell'azienda. Quest'ultimo, stando a quanto si evince dalla delibera, ha sottolineato le carenze del progetto definitivo posto a base di gara - sia di ordine tecnico che economico - che avevano portato la ditta a modificare gli elaborati. «Tuttavia - si legge nello stralcio del verbale pubblicato in delibera - il legale afferma che, allo stato attuale, la società è disposta a eseguire i lavori di cui al progetto esecutivo presentato solo se l'amministrazione è disposta a riconoscere un aumento dell'importo contrattuale di circa il 30%. In subordine, l'impresa propone di valutare una soluzione che preveda, nel rispetto dell'importo contrattuale sottoscritto, una riduzione di lavorazioni di circa il 30%, da completare per fasi successive, con risorse aggiuntive a carico dell'amministrazione». Percorsi, questi, scartati dal Comune che, per provare a scongiurare la perdita dei fondi, ha deciso di risolvere il contratto d'appalto per inadempimenti da parte della ditta vincitrice della gara.