Dal museo Manzù all'autoparco. Poi il trasferimento sulla Rocca e, infine, la collocazione sul maestoso basamento della statua abbattuta quasi vent'anni fa in via Laurentina.

È questa la storia della scultura in travertino raffigurante l'airone cenerino - fra i simboli della città di Ardea - che da qualche giorno troneggia sul basamento in peperino che, un tempo, "ospitava" la statua dei due uomini che sorreggevano un bambino, in segno di solidarietà ed eretta nel periodo in cui (guarda un po', corsi e ricorsi storici) Tor San Lorenzo voleva staccarsi da Ardea per formare un Comune autonomo.

In particolare, la scultura venne donata dopo una mostra allestita nel museo Manzù ormai diversi anni fa (circa cinque) e rimase nel giardino del museo stesso per un annetto. Poi, per un paio d'anni, l'airone finì all'interno dell'autoparco comunale, salvo poi essere "riesumato" cinque o sei mesi fa per essere portato sulla Rocca, vicino alle scuole. Infine, l'altro giorno ecco l'ennesimo spostamento, con la collocazione stabilita al di sopra del basamento che venne abbattuto una notte di tanti anni fa, con la statua che originariamente si trovava su di esso rimasta danneggiata e in parte perduta, ma comunque mai rimontata.

Al momento, seppure qualcuno indichi già uno o più autori dello spostamento, non è chiaro chi sia stato l'artefice della collocazione della scultura, né tantomeno chi l'abbia autorizzato. Da capire, poi, se un manufatto del genere - e a un'altezza rilevante - possa garantire tutti gli standard di sicurezza.

Sta di fatto che, sui Social, già infiammano le polemiche: a tante persone la scelta non è andata giù, anche dal punto di vista estetico. E in molti chiedono di rimuovere quanto prima l'airone cenerino dal basamento.

L'affondo di Stefania Martini, consigliere comunale del Pd, sull'Amministrazione Ottaviani non è passato inosservato ad Adriano Piacentini, da lunedì scorso capogruppo di Forza Italia, ma soprattutto presidente della Commissione Bilancio, che con i numeri ha sempre avuto una certa confidenza.

Piacentini replica punto per punto alle osservazioni dell'esponente democratico, partendo dal grave problema dei debiti fuori Bilancio: «È vero che anche l'allora sindaco Marzi fu costretto a varare una manovra di risanamento, ma è bene sottolineare che fu di gran lunga inferiore ai 5 milioni di euro, e non di 12 come sostiene la Martini, tutti riconducibili ai lavori pubblici e risalenti non all'era Fanelli, ma a situazioni del ‘94, del ‘93 e, addirittura, del ‘92. Cosa ben diversa da quanto accaduto successivamente, con il proliferare delle spese in tutti i settori fino ad accumulare un debito inconfutabile, che è agli atti dell'amministrazione, di circa 50 milioni di euro, che deve tener conto anche delle anticipazioni di cassa, per circa 11 milioni, passate tramite un utilizzo indiscriminato del conto di tesoriera, a cui si dovrebbe far ricorso solo in determinati periodi dell'anno, ovvero inizio e fine. È quindi ora di smetterla con certe affermazioni.