Era in strada a manifestare quando San Lorenzo si accorse - tardi, troppo tardi - della morte di Desy, chiedeva giustizia anche lui per la 16enne e per tutto il quartiere dove gestisce un bar, ed era al Verano la mattina della camera ardente. Mirko, 31 anni, un passato da cantante neomelodico con un canale youtube dedicato e qualche ipotesi di reato sulle spalle, le ultime per reati connessi con le sostanze stupefacenti, gestisce un bar a Roma, ma vive ad Aprilia. Mentre a Cisterna si tenevano i funerali della ragazzina drogata, violentata e uccisa, lasciata morire in un clima di indifferenza che fa ancora più rabbia, lui veniva ascoltato per circa 3 ore dagli inquirenti. Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, sarebbe lui che fra la serata di venerdì 19 e la mattina di sabato 20 ottobre - il giorno dopo - ha convinto un immigrato senegalese conosciuto come "Pi", a recarsi prima al Commissariato San Lorenzo, poi alla vicina Stazione dei Carabinieri e poi di nuovo alla Polizia. Ma nei primi due casi, essendo ubriaco non era stato considerato attendibile. Mirko lo avrebbe spinto a raccontare quanto sapeva del decesso della giovane. Agli agenti che gli chiedevano il motivo di questo attivismo, di questa premura, lui avrebbe detto semplicemente che «Visto che penso di conoscere di vista la ragazza deceduta mi sono attivato nel quartiere». Sempre secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio, Mirko, che forse qualcuno tra i testi scambiava per un certo Marco, avrebbe smentito questa ultima circostanza: «Pensavo di averla vista la mattina qui al bar, ma mi sono sbagliato, non era lei», avrebbe detto martedì.
A fare il suo nome, tra gli altri, un immigrato bulgaro chiamato "Nasko": «Mirko o Marco, non ricordo. Andava a Tor Bella Monaca a comprare la cocaina per conto di Koffy». Il cantante apriliano nega di essere mai entrato nel sito dismesso di via dei Lucani: «Io lì dentro non ci metto piede».
Ora gli inquirenti cercano di capire chi possa essere il fornitore di medicinali trovati nel tugurio e di rintracciare due immigrati tunisini che risponderebbero ai nomi di Hytem e Samir: «Si sono dati tutti - conclude Mirkjo - non c'è più nessuno a San Lorenzo». Qualcuno riferisce che Hytem potrebbe essersi nascosto a Velletri.
La madre della giovane: «Hanno abusato di mia figlia da viva, lo fanno anche da morta»
Barbara Mariottini parla e rilascia dichiarazioni in esclusiva al settimanale Grazia in cui non nasconde la delusione e la rabbia per ciò che è stato scritto in questi giorni. «Hanno scritto che la mia Desirée non era altro che una drogata, come se questo fosse un buon motivo per morire a quel modo e a 16 anni. Hanno lasciato intendere, suggerito, insinuato che io fossi, in realtà, una tossicodipendente, che non seguissi mia figlia e che l'avessi abbandonata. Non lo sono. Non è vero e lo trovo ignobile. Quei balordi hanno violato mia figlia, ma la stampa, i social e le tv stanno violando adesso anche me e la mia famiglia». La lettera che sarà in edicola oggi continua: «Avevo 19 anni quando Desirée è nata. Oggi ne ho 35 e ho avuto la fortuna di avere un'altra figlia che Desirée proteggeva, così come io ho cercato di proteggere lei senza, purtroppo, riuscirci. Non abbiamo trascurato l'inquietudine di Desirée. Sapevamo di avere un problema. Siamo stati noi stessi a rivolgerci ai servizi sociali. Abbiamo chiesto aiuto a chi doveva darci una mano, ma evidentemente non è servito. Io stessa, molte volte, l'ho accompagnata a Roma, ma certo mai in quei luoghi, mai a san Lorenzo. Mia figlia non ha mai frequentato quella sporcizia». Ma lì c'è andata con un'amica, chi erano i suoi amici? «Non erano certo quei balordi imbottiti di droghe, pasticche. Non erano quelle canaglie che hanno fatto strazio del corpo di mia figlia. Non erano quei teppisti, non erano loro». Un pensiero anche al padre, Gianluca, di Desy: «Quei precedenti penali sono stati il pretesto per mostrificarci. Si prova sempre a fare i genitori. Si dice che sia un esercizio. Anche noi, come tutti, abbiamo tentato. Io e il padre di Desirée ci siamo allontanati come può accadere a qualsiasi coppia e io ho avuto assegnata la patria potestà. Ma loro due avevano un rapporto bellissimo. Era la mia artista e, invece, hanno scritto che fosse una matta. La sua era bizzarria, ma non malattia. Per ridurre tutto si dice: ‘Se l'è cercata'. Come se la colpa fosse sua. Me la vogliono trattare come una drogata. Hanno abusato di mia figlia da viva, stanno continuando a farlo anche ora che è morta».