Il vincolo paesaggistico che protegge la campagna romana fra Pomezia e Ardea resta valido. Lo ha stabilito il Tar del Lazio, con alcune sentenze pubblicate nelle scorse ore che respingono i ricorsi promossi dal alcune aziende della zona, ribadendo la validità di quanto messo a punto dal ministero dei Beni culturali per mezzo della competente Soprintendenza.

In particolare, le ditte di Santa Palomba chiedevano di annullare il provvedimento ministeriale che dichiarava come area di notevole interesse pubblico quella delle tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia e altre della Campagna romana, in quanto - a loro detta - pregiudicherebbe lo sviluppo aziendale, praticamente portando a zero la possibilità di nuovi insediamenti industriali o espansioni di quelli già esistenti.

I giudici del Tar, nel respingere al mittente il ricorso contro cui si erano costituiti l'associazione Latium Vetus, il comitato di quartiere di Santa Palomba e alcuni cittadini, hanno spiegato come «la delimitazione dei confini di una zona da sottoporre a vincolo paesaggistico costituisce tipica espressione di una valutazione di discrezionalità tecnica, non sindacabile se non sotto i profili della manifesta illogicità, incongruità, irragionevolezza o arbitrarietà». E questo, a detta del Tar, nel caso in questione non sussiste, anche perché il vincolo non è determinato dal grado di degrado o inquinamento della zona, ma dalla necessità di emanare «atti preclusivi di ulteriori modifiche dello stato dei luoghi», prevenendo «l'aggravamento della situazione e a perseguirne il possibile recupero».

Di conseguenza, è chiaro che la tutela del paesaggio rurale passa attraverso il blocco di nuovi insediamenti industriali «proprio al fine - concludono dal Tar del Lazio - di volere evitare l'ulteriore sviluppo dell'area industriale con la perdita delle caratteristiche agricole della zona».