Nulla, davvero nulla andò bene nella vicenda della metro leggera. Un gigante costruito senza fondamenta, un bluff regalato a migliaia di cittadini creduli. Peggio: dall'inizio chi promosse la metro sapeva che non c'erano i soldi. Adesso lo dice, anzi lo scrive nero su bianco, un soggetto indipendente, il consulente tecnico del Tribunale di Roma, Giuseppe Paddeu che nella sua relazione scardina la base finanziaria del progetto metro e consente, quasi certamente, al Comune di Latina di risparmiare 30 dei 38 milioni di euro chiesti da MetroLatina spa come risarcimento per un'opera che non ha realizzato. La perizia è cominciata esattamente un anno fa, il 3 novembre 2017, con un accesso all'archivio del Comune e già lì sono emerse anomalie: l'ente non aveva due dei documenti di cui era invece in possesso MetroLatina spa che, infatti, li ha allegati agli atti del procedimento. Invece il Comune non li ha mai consegnati neppure al perito, uno di questi documenti riguarda la fase antecedente la consegna dei lavori. Dunque la società possiede atti che il Comune non ha. La lunga relazione del perito, 60 pagine di numeri e raffronti, è anche la storia di un progetto che è abortito ancor prima di essere presentato al pubblico, cosa che pure avvenne più volte in pompa magna compresa quella della esposizione delle carrozze. Per avere un'idea delle cifre che erano in ballo il primo lotto della metro leggera di Latina (che, come si sa, non era una vera e propria metro) valeva 92 milioni di euro, il secondo 47 milioni e tutto si reggeva sul contributo della Regione Lazio da 7,5 euro a chilometro di percorrenza, a fronte della media che all'epoca (ossia nel 2012) era pari per tutti gli altri servizi di trasporto pubblico locale nel Lazio a 1,84 euro a chilometro. Il piano economico finanziario di MetroLatina spa era fondato su quel parametro ma un impegno della Regione ad erogare quella somma non è mai esistito e il Comune di Latina lo sapeva. Dunque ha bleffato ed è l'oggetto del procedimento penale ancora in piedi. Ma è anche il tallone d'Achille che ha portato il perito del Tribunale civile a stroncare, nei fatti, la richiesta di MetroLatina spa.
Per il perito del Tribunale «la richiesta totale, pari a 30,3 milioni di euro... è respinta mancando il presupposto cioè la risoluzione per inadempimento del soggetto concedente». Non è la sentenza del Tribunale ovviamente e di sicuro gli avvocati di MetroLatina spa metteranno a ferro e fuoco questo documento. Però la perizia Paddeu cambia molte cose perché si fonda su due argomentazioni non più confutabili. La prima: ai quesiti iniziali del Tribunale si è aggiunto quello del legale del Comune di Latina (che è parte convenuta nel processo), l'avvocato Francesco Cavalcanti che nel 2017 inserisce tra le domande anche la valutazione sulla fattibilità finanziaria del progetto, ossia sulla certezza delle entrate. E una di queste, come è stato dimostrato nella perizia, non c'era; si tratta del contributo regionale che non è mai esistito. Il secondo elemento riguarda l'atteggiamento del Comune di Latina che in molti passaggi della fase preliminare del progetto e anche in quella immediatamente successiva all'approvazione è, oggettivamente, incomprensibile. Scrive infatti il perito: «...entrambi gli operatori, Comune e concessionario, indicavano le loro intenzioni ma non si preoccupavano di perfezionarle, eppure erano ben consci che per eseguire l'opera servivano 130 milioni di euro, dei quali era garantito il contributo statale di 81 milioni di euro». Non solo: a maggio 2010 MetroLatina si accorge che il progetto non è bancabile eppure nel frattempo viene dato il via libera alla produzione dei vagoni della metro leggera. E' ancora il perito a sottolineare come «... sorprende che al segnale della non bancabilità del progetto, avvertito da MetroLatina il 17 maggio 2010, all'impossibilità di assolvere il proprio obbligo, abbia fatto seguito, anziché il blocco di tutte le attività, l'inizio delle stesse, con l'ordine di realizzazione delle carrozze... Ovviamente di dette problematiche era anche conscio il Comune che ne dispose l'interruzione». Quindi nel 2010 erano chiari sia al concedente Comune di Latina che al concessionario MetroLatina spa sia la impossibilità ad autorizzare la produzione delle carrozze che gli evidenti problemi finanziari. Ma nessuno dei due soggetti interessati pensa di fermarsi, anzi uno va avanti come un treno e l'altro non se ne accorge o fa finte di non capire. Alla fine le carrozze verranno costruite e ora il loro costo va equamente attribuito a Comune e società. Nella perizia si afferma che la parte attrice, ossia MetroLatina spa, dovrà «consegnare al Comune il materiale rotabile per l'importo valutato di 6,4 milioni di euro... in caso di mancata consegna la parte convenuta (il Comune) avrà diritto ad un minor esborso, quantomeno pari al 30% delle mancate forniture, quindi 6,4 milioni decurtati di 1,9 milioni»; in alternativa il Comune potrà rivendere i vagoni al prezzo di 4,5 milioni di euro. Se il Tribunale farà propria questa tesi tutto il bluff della metro leggera, incredibilmente ma fortunatamente, costerà all'amministrazione «solo» 3,3 milioni di euro. E produrrà un sospiro di sollievo per tutti.