Omicidio volontario, occultamento di cadavere e possesso di un'arma bianca. Sono queste le tre accuse per le quali T.M. - cittadino moldavo - si è visto confermare la condanna a diciassette anni di reclusione dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma, che lo ha giudicato in merito all'assassinio di Victor Sirbu, il cittadino moldavo ritrovato cadavere a dicembre del 2014 fra le dune di Lupetta, all'estrema periferia di Ardea.

In particolare, la Corte presieduta dal giudice Mario Frigenti ha deciso di ribadire quanto sentenziato dal gup del Tribunale di Velletri con rito abbreviato nel mese di gennaio scorso, ossia la pena a diciassette anni di reclusione. Un processo, quello legato al delitto di Victor Sirbu, che ha visto un'altra appendice con rito ordinario, durante la quale è stato condannato A.R.: l'uomo moldavo, accusato di omicidio volontario, nell'aprile scorso si è visto infliggere la pena di 17 anni di reclusione dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma, con la condanna diminuita di quattro anni rispetto alla decisione di primo grado presa dai giudici di Frosinone. Un processo, questo con rito ordinario, che ha visto anche la conferma dell'assoluzione di altre tre persone - tutti cittadini moldavi - che erano stati rinviati a giudizio e per i quali veniva altresì contestato l'omicidio volontario dalla Procura.

La vicenda, vale la pena ricordarlo, risale al 28 dicembre di quattro anni fa, anche se il cadavere del 55enne moldavo venne ritrovato soltanto l'8 febbraio del 2015: Sirbu si trovava nella casa di Ardea dell'uomo condannato con rito ordinario quando, per motivi che, ancora oggi, sembrano avere contorni non proprio precisi, venne aggredito e ferito - secondo l'accusa - con un tirapugni. Subito dopo venne trasportato in spiaggia e, nei pressi di un fosso, venne colpito alla testa e ucciso, col cadavere occultato. Soltanto le piogge e uno smottamento fecero riemergere il cadavere dell'uomo. Fondamentale, per le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Anzio - all'epoca diretta dal maggiore Ugo Floccher, oggi comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Frascati -, fu anche la testimonianza della fidanzata della vittima, che raccontò di aver percepito un gran frastuono e delle urla provenire dalla stanza in cui si trovavano Sirbu e gli altri due connazionali condannati in Appello nei rispettivi procedimenti penali.