I pescatori professionali che hanno le proprie barche ormeggiate sulle banchine P e Q del porto turistico "Marina di Nettuno" non devono versare alcun canone concessorio al Comune.
Lo ha stabilito il giudice unico Francesca Salucci, del Tribunale civile di Velletri, che si è pronunciato sul ricorso dei pescatori stessi contro l'ingiunzione di pagamento richiesta nei mesi scorsi dall'ente di viale Matteotti proprio ai pescatori facenti parte dell'associazione "Pescatori professionali nettunesi".
Difesi dagli avvocati Mauro Frezza ed Eleonora Tulli, i pescatori si sono visti accogliere il proprio ricorso per un unico motivo ben articolato nella sentenza: non risulta agli atti alcun atto concessorio in favore dei pescatori stessi dal quale possa evincersi la richiesta di pagamento dei canoni.
Infatti, spiega il giudice, esiste una convenzione del Comune con la Impregilo Spa - la società che ha costruito il porto inaugurato il 2 agosto 1986 - ed è poi stato prodotto un regolamento della concessione dal Consiglio comunale (luglio 1986), nel quale si evince che al Comune venivano assegnate in uso le banchine P e Q al fine di «soddisfare le esigenze della pesca locale». In particolare, si stabiliva anche che i pescatori professionali avevano diritto all'ormeggio (36 posti per 160 metri lineari di banchine) previo deposito della documentazione che giustificava la loro qualifica, senza stabilire alcun canone, rimandando solo a un accordo diretto fra operatori e Marina di Nettuno per il pagamento degli "oneri condominiali".
E anche nel regolamento interno del porto si evince che gli occupanti delle banchine P e Q «non dovranno pagare alcun canone al Comune di Nettuno, ma solo concordare con la Marina il rimborso degli oneri condominiali afferenti il consumo idrico ed elettrico».
Dunque, conclude la sentenza, «la richiesta di pagamento disposta dal Comune non può essere formulata nei confronti dei 36 posti riservati ai pescatori professionisti», poiché lo prevede il regolamento d'uso delle banchine.