E' il padre di tutti gli espropri dubbi, la storia che ha svelato una modalità disordinata di procedere nelle alienazioni da terzi da parte del Comune di Latina e non è una vicenda conclusa nonostante la pronuncia della Cassazione. Si tratta del caso degli eredi Emmi proprietari dell'area su cui è stato costruito l'Istituto Einaudi: una pronuncia della scorsa primavera aveva dato ragione al Comune ed evitato che fosse riconosciuto il credito degli eredi a circa 5 milioni di euro. Ma adesso gli stessi eredi Emmi hanno presentato domanda di revocazione della sentenza, una procedura straordinaria, nella quale il Comune si costituirà tramite l'avvocato Francesco Cavalcanti. E dunque ritorna in qualche modo in auge il caso di quell'esproprio, risolto una prima volta solo grazie al ritrovamento di un documento smarrito nei meandri dell'ente per 30 anni. La storia inizia nel 1988 con il provvedimento di sottrazione per pubblica utilità dell'area di 15mila metri quadrati al lato di via Isonzo; il valore venne fissato in mezzo miliardo di lire (250mila euro circa), valutazione che gli eredi Emmi hanno sempre ritenuto incongrua e contestato formalmente nonostante l'ente avesse accantonato i soldi presso la Cassa Depositi e Prestiti.