"Oggi il tempo è buono sul Nanga Parbat, ma dal campo base non riescono ad avvistare Daniele e Tom Ballard. In Pakistan sta per decollare un elicottero con a bordo Ali Sadpara, un alpinista esperto.
L'obiettivo è cominciare a perlustrare la zona". Questo l'aggiornamento di mezz'ora fa arrivato sulla pagina Facebbok di Daniele Nardi. All'alba del terzo giorno senza sue notizie, scatta l'allerta e iniziano le prime ricerche. Difficile che qualcuno possa arrivare nel punto dove il setino, insieme all'inglese Tom Ballard, abbia piazzato il C4, a quota 6mila metri circa sullo sperone Mummery, lo spuntone di roccia e ghiaccio che i due esperti alpinisti stavano tentando di "domare" aprendosi una nuova via verso la vetta piramidale del Nanga Parbat. Per raggiungerli servirebbero infatti alpinisti di spessore e acclimatati, cosa che sul gigante pakistano al momento manca, visto che quella di Nardi era l'unica spedizione attiva in questo inverno. A parte portatori e cuochi, infatti, al Campo Base non c'è nessuno in grado di poter raggiungere certe quote, specialmente passando dal Mummery. Non sono però altezze proibitive per gli elicotteri, che, con il bel tempo che oggi ha dato tregua dopo due giorni di nevicate forti e vento, possono decollare e perlustrare la zona dove Nardi e Ballard avevano piazzato C3 e C4. 

La situazione

L'ultima comunicazione era arrivata domenica: «Siamo a circa 6.300 metri forse anche qualcosa in più, siamo saliti lungo un cammino diverso da quello fatto con Elisabeth (la francese Revol, ndr, con cui Nardi scalò il Mummery nel 2015 arrivando a 6450, a 200 metri in linea d'area dalla fine del percorso). Siamo saliti leggeri ma ora scendiamo in fretta a C4, il meteo non è buono, nebbia, nevischio e raffiche di vento come ieri». Qualche ora dopo Nardi richiama la moglie: «Siamo a C4, 6.000 metri, siamo molto stanchi. Questo benedetto meteo non ci fa salire lo Sperone con il sole… Valuteremo domani che strategia adottare». 
«Bisogna stare tranquilli - aveva spiegato ieri lo staff di Nardi alla Gazzetta dello Sport - Daniele ha grande esperienza, conosce benissimo quella montagna».
Ancora presto quindi per abbandonarsi in inutili allarmismi, anche perché Nardi conosce il Nanga Parbat e lo sperone Mummery come le sue tasche, tanto da aver ricoperto un ruolo fondamentale, l'anno scorso, coordinando dall'Italia le operazioni per il salvataggio di Elizabeth Revol, la francese che dopo aver conquistato la vetta fu travolta da una tempesta sulla via del ritorno in cui purtroppo perse la vita il polacco Tomasz Mackiewicz.

La scorsa settimana era stata quella dell'entusiasmo ritrovato per Nardi e Ballard. I due compagni di cordata, che hanno deciso di sfidare il Mummery come sempre in puro stile alpino, si erano finalmente potuti muovere dal Campo Base dove erano stati bloccati per quasi un mese da maltempo (con tanto di scosse di terremoto) e forti nevicate. La finestra buona si era aperta venerdì scorso, quando la coppia di alpinisti aveva deciso di partire macinando metri su metri in due soli giorni. Sabato dal Nanga Parbat era arrivata la comunicazione che Daniele e Tom avevano già montato Campo 3 e Campo 4 (a 6000 metri), continuando la scalata fino a toccare i 6.300 metri, a un passo (si fa per dire) dai 6650, la quota in cui il "Mummery" si può definire conquistato. L'entusiasmo è stato però spento da 48 ore di silenzio assoluto: un'eternità per chi si trova a casa, un'inezia per chi è impegnato a quelle quote, tra freddo a -40 gradi, continue slavine, e intemperie.