C'è da perdersi nel rutilante mondo finanziario snocciolato ieri pomeriggio dal capitano della Finanza Silvia Bastici nel corso del processo «Arpalo». La testimonianza parla solo di soldi, tantissimi, che ruotavano attorno a delle «povere» cooperative che nascevano e morivano nel giro di un paio di anni e che erano lì solo per produrre denaro. Alcune, come ricostruito in aula, arrivavano a fatturare 8 milioni in un anno senza mai pagare tasse all'Erario né versare i contributi. E poi c'erano le frotte di lavoratori che transitavano da una coop all'altra nell'ordine di 300 anche 400 unità. Tutto questo non era niente fino a quando, lentamente, si è arrivati al sodo, alla società svizzera che aveva contatti con quelle italiane. La chiave di volta la Guardia di Finanza la trova in una società di Paola Cavicchi che al momento delle verifiche era Presidente del Latina Calcio nonché proprietaria al 50% della società.
L'orlo del precipizio viene sfiorato quando vengono effettuati i riscontri sulle sedi delle società ed emerge che i libri contabili sono custoditi presso lo stesso studio professionale, quello del commercialista Pasquale Maietta che era anche copresidente della squadra di calcio. L'escussione dell'ufficiale è durata per tutta l'udienza di ieri pomeriggio e i due sostituti presenti in aula per sostenere la pubblica accusa, Giuseppe Bontempo e Claudio De Lazzaro, hanno chiesto di snocciolare i dati finanziari di ognuna delle coop coinvolte. In quel lungo elenco di cifre, conti correnti, milioni e assegni c'è il cuore di questo processo ad alto contenuto di cachemere, ricchissimo a sua volta e che procede lentamente per cercare di eliminare un po' del pesante fardello di accuse.
Il controinterrogatorio dell'avvocato Francesco Vaaturo, difensore di Giovanni fanciulli, ha concluso l'udienza di ieri e ha puntato molto sulla dimostrazione delle spese effettive effettuate dalle aziende in cui aveva un ruolo il suo assistito. La prossima udienza di Arpalo è già fissata per il 16 aprile prossimo e si proseguirà nell'esame delle posizioni dei singoli imputati in relazione ai rispettivi ruoli nelle società coinvolte in quella che per la Procura fu un'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro che avveniva appunto tramite la collocazione all'estero (in Svizzera) dei capitali illecitamente prodotti in Italia, soldi che poi rientravano per investimenti dei singoli soggetti oggi imputati.