Gurpreet, un giovanotto indiano di 28 anni, pensava che dopo tanta fatica, finalmente potesse accedere all'emersione del lavoro nero e attraverso questa procedura ottenere il permesso di soggiorno.
E' quello che prevede la legge, ossia una volta presentata la dichiarazione di emersione dal lavoro irregolare subordinato si può arrivare ad avere finalmente una posizione regolare anche dal punto di vista civile (in base all'articolo 5 del decreto numero 109 del 16 luglio 2012).
Invece il Ministero dell'Interno ha comunque negato il permesso e la trafila di regolarizzazione del lavoro che prima era solo fonte di sfruttamento è stata, nei fatti e finora, inutile.
Eppure qualcosa non va in quel diniego, tanto che Gurpreet ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo e i giudici, dopo aver esaminato le eccezioni sulla legittimità, hanno «ritenuto necessario, al fine del decidere, acquisire dall'Amministrazione intimata (il Ministero dell'Interno ndc) una relazione di chiarimenti sui fatti di causa alla luce dei motivi di ricorso».
Sono stati dati dieci giorni dalla notifica perché il Ministero possa spiegare cosa è accaduto in un procedimento amministrativo che, al fondo, puntava a sanare una condizione di irregolarità sul lavoro. Il caso verrà esaminato nuovamente, alla luce delle integrazioni richieste, il prossimo 22 maggio ma questa vicenda a qualcosa a che vedere con la speranza di molti lavoratori indiani che pensano di poter uscire dalla loro condizione di difficoltà, spesso di sfruttamento e in generale da condizioni di vita al limite del possibile.
La verità è diversa dalla promessa legislativa, come dimostrano anche altri casi analoghi già affrontati davanti al Tribunale di Latina. A latere dei ricorsi sui dinieghi per l'emersione dal lavoro nero e conseguenti permessi di soggiorno si colloca l'altro filone del lavoro e che procede davanti al Tribunale ordinario, sezione lavoro. Qui decine di lavoratori, soprattutto braccianti indiani, chiedono forme di regolarizzazione sui diritti, ossia il riconoscimento del contratto stabilito per il settore agricolo. E sono azioni legali che si sono perfezionate dopo anni di battaglie e informazione sul capo, nel senso originale del termine. Anche queste, però, rischiano di essere vanificate o perlomeno di subire gravissimi ritardi a causa del sovraccarico di procedimenti che pendono in quella sezione. Dunque diversamente da quanto garantisce o promette la legge non è per niente facile ottenere il permesso di soggiorno dopo aver finalmente deciso di chiedere l'emersione dalla posizione di lavoratore irregolare, di fatto dicasi sfruttato. Anche per questo il verdetto che si attende il 22 maggio può avere un valore quantomeno simbolico per le altre domande di quelli come Gurpreet.