Ha sottolineato che nei confronti dei bambini ha cercato di limitarsi a correggere alcuni comportamenti perché non ubbidivano e che ha agito a volte in maniera impulsiva ma che certamente non voleva procurare lesioni o traumi agli alunni.
Nell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario, l'insegnante sospesa dal servizio ha offerto la sua versione dei fatti, rispondendo alle contestazioni del magistrato che ha firmato il provvedimento della durata di un anno.
I carabinieri hanno messo in rilievo nelle carte che fanno parte dell'inchiesta diretta dal pm Antonio Sgarrella (nella foto) anche che l'approccio della maestra nei confronti dei bambini, ritenuti sensibili e indifesi di fronte ai rimproveri e alle minacce a cui sono sottoposti, era aggressivo. E' questo quello che accadeva - secondo quanto ipotizzato dalla Procura - in aula e nel periodo in cui è stata installata una telecamera in classe nella scuola Sibilla Aleramo di via degli Aurunci. Nel momento in cui due genitori hanno presentato una denuncia, i carabinieri hanno raccolto degli elementi da quelle indagini.  Secondo il giudice che ha firmato la misura sono stati superati a scuola i limiti relativi all'uso dei mezzi di correzione. Molti colleghi avevano sostenuto che l'insegnante di 63 anni, era molto apprezzata e preparata dal punto di vista pedagigico. Il quadro investigativo però stato ben diverso. Tra le frasi che sono finite nell'inchiesta, rivolte dalla maestra agli alunni, alcuni sono molto forti. «Chi è che fa rumore allora... testa sul banco! Ma sei sorda! Testa sul banco!», ripete in un momento di lezioni con un tono molto alto. Questo elemento investigativo è stato raccolto sempre dalla telecamera nascosta posizionata in aula dai carabinieri che ha permesso di arrivare ad una conclusione: la maestra redarguisce i bambini che non hanno la testa sul banco e poi la sua condotta dal punto di vista verbale è aggressiva.