Va avanti l'escussione dei testi della pubblica accusa nel processone per lo scandalo delle patenti facili alla Motorizzazione di Latina che, nell'ormai lontano settembre del 2013, portò all'arresto di 14 persone. La principale imputata è Antonella Cianfoni, funzionario della Motorizzazione che si dava da fare per agevolare il rilascio dei titoli di guida a persone che, altrimenti, non avrebbero mai superato l'esame, per esempio perché non conoscevano la lingua in quanto stranieri. Coinvolti nella vicenda che, nei fatti mise a soqquadro l'intero mondo delle scuole guida della provincia, appunto i titolari delle agenzie private che, grazie a quel supporto, potevano presentare candidati assolutamente non idonei. E attorno a questo nocciolo duro del capo di imputazione che ruotano le domande ai testimoni. Ieri si è tornati in aula davanti al collegio, presieduto dal giudice Gian Luca Soana.

L'inchiesta denominata «Pay to drive» era nata in seguito ad alcune verifiche della polizia stradale di Latina a loro volta partite dopo un servizio della trasmissione televisiva «Striscia la notizia» nel quale emersero strani movimenti durante il test sulle risposte ai quiz. Qualcuno aveva la possibilità di suggerire o copiare. Ma furono le successive intercettazioni telefoniche, oggi allegate al fascicolo con la perizia disposta dallo stesso Tribunale di Latina, a svelare il sistema piuttosto consolidato che veniva utilizzato per far «passare» i candidati stranieri all'esame di idoneità. Alcuni di questi sono stati già sentiti come testimoni dell'accusa e sono molti i non ricordo, legati solo in parte probabilmente all'ampio lasso di tempo trascorso dall'epoca dei fatti ad oggi. Il prezzo pagato per passare l'esame senza aver studiato o nemmeno capito le domande variava dalle 300 alle 600 euro, poi equamente divisi dagli imputati, ossia alcuni dipendenti dell'ente e titolari di scuole guida.

Tutti sapevano, nessuno parlava ma alla fine l'intero gruppo fu tradito dalle telefonate. Tra i reati contestati c'è infatti quello di aver costituito un'associazione per delinquere, che in cambio di somme di denaro, fino a 600 euro per ogni pratica, permetteva a chiunque, tra cui anche alcuni lavoratori stranieri, soprattutto indiani (che dunque non parlavano né leggevano l'italiano) di ottenere la patente di guida. Per tutti gli imputati si è arrivati in aula con giudizio immediato vista la mole di prove raccolte dalla pubblica accusa e che adesso viene riconfermata in aula dalle testimonianze in un processo che, comunque, arriverà a sentenza dopo molti anni dai fatti contestati ma che rappresenta tuttora uno degli spaccati peggiori della contaminazione di una pubblica amministrazione qual è la Motorizzazione civile.