E' entrato nel vivo ieri davanti al giudice monocratico Enrica Villani, il processo nei confronti di un ginecologo accusato della morte di un feto. I fatti contestati erano avvenuti nel 2014 a Latina. In aula ha deposto il medico legale Cristina Setacci e il collega Francesco Sesti, ginecologo che in fase di indagini preliminari si erano occupati di una consulenza disposta dalla Procura per fare luce su eventuali responsabilità mediche. La donna era stata visitata in diverse occasioni - hanno riferito i medici - il 9 aprile e poi il 13 giugno il 25 luglio e il 19 agosto fino al 25 quando era stata ricoverata in quell'occasione è emerso che il feto era ancora vivo e il ritmo cardiaco regolare. Il medico è difeso dagli avvocati Archidiacono e Cimmino mentre la parte civile è rappresentata dall'avvocato Pisani.  Secondo quanto sostenuto dalla parte civile che si era opposta ad un richiesta di archiviazione, il 19 agosto del 2014 la donna era andata dal medico molto allarmata ma il professionista non aveva approfondito alcuni alcuni aspetti. C'è da sottolineare che in un primo momento la Procura aveva chiesto l'archiviazione per il professionista, sulla scorta di una consulenza medica ma a seguire, dopo l'opposizione, era stata disposta l' imputazione coatta. La donna che doveva partorire e che era seguita dal ginecologo che l'aveva assistita anche in occasione della nascita del primo figlio - secondo quanto accertato - durante la gravidanza era ingrassata di quasi 30 chili e a causa anche del diabete aveva subito un innalzamento della pressione arteriosa. «Se il 19 agosto del 2014 la donna fosse stata attentamente valutata e visitata dal medico e con sufficiente sollecitudine, fosse stata trasferita in un presidio ospedaliero più idoneo - hanno sottolineato gli inquirenti - l'evento morte avrebbe potuto non verificarsi e avrebbe omesso di monitorare l'ultimo periodo di gravidanza della paziente, prescrivendole medicine inadeguate ed omettendo di prescriverle un ricovero in ambito ospedaliero per un opportuno e necessario controllo». Era la conclusione a cui era arrivato il giudice con l'imputazione coatta. Il processo alla fine è stato rinviato al 5 marzo.