Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Ieri pomeriggio è calato il sipario sull'inchiesta condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Latina e della stazione di Roccagorga sullo scandalo delle coop con i migranti. I fatti risalgono al 2011 e a distanza di otto anni è finito tutto in una bolla di sapone. Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Beatrice Bernabei si è svolto l'ultimo atto del processo nei confronti degli imputati che erano anche stati sottoposti ad una misura restrittiva e alla fine il reato di truffa ai danni dello Stato è stato dichiarato prescritto. Lo scandalo dei profughi - come era stato ribattezzato - aveva coinvolto Sezze dove i carabinieri avevano eseguito delle misure cautelari. Nel processo c'è anche una parte civile che è l'Avvocatura dello Stato.
Le misure cautelari richieste dall'allora pubblico ministero Cristina Pigozzo erano state emesse il 20 gennaio del 2012 e avevano riguardato cinque persone in merito alla gestione dei profughi negli alloggi oltre che di Sezze anche di Latina e Roccagorga per una assistenza complessiva di 75 stranieri. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Orlando Mariani, Francesca Apponi, Gianmarco Conca, Giulio Mastrobattista, Giovanni Lauretti, Alessandro Paletta e Riccardo Olivo che avevano cercato di scardinare le accuse, dimostrando l'estraneità ai fatti dei propri assistiti puntando su una circostanza che i migranti erano stati assistiti sotto diversi punti di vista. Una prospettazione opposta a quella dell'accusa invece. Il processo in tutti questi anni non è mai decollato, complice anche il continuo cambio di magistrati. In base a quanto ipotizzato dagli inquirenti, gli stranieri erano tenuti in uno appartamento a Roccagorga e che poteva contenere molte meno persone di quelle che in realtà c'erano. All'epoca dei fatti, per ognuno dei 47 ospiti la Regione pagava 42,50 euro al giorno.
La Procura di Latina aveva contestato la truffa aggravata ai danni dello Stato e agli atti del fascicolo erano finite anche le testimonianze dei cittadini stranieri, provenivano in Italia dall'Africa, attraverso un piano di emergenza che era stato attivato dalla Protezione Civile della Regione. E' difficile tenere il conto anche di magistrati che si sono avvicendati nel processo, dal giudice Gabriella Nuzzi, al collega Lorenzo Ferri, fino ad arrivare a Beatrice Bernabei che ha preso atto ieri della scadenza dei termini e ha emesso una sentenza di non luogo a procedere. Il paradosso di questa inchiesta è che la Procura aveva disposto il giudizio immediato. I tempi invece del processo hanno portato alla prescrizione.
Il fatto
Sezze, tutto prescritto nel processo per la truffa dei migranti
Sezze - Le misure restrittive emesse nel gennaio del 2012. Ieri l'ultimo atto