Ma davvero la cooperativa Agri Amici era la sola a fingersi un'azienda agricola, quando, in realtà, faceva intermediazione e somministrazione di lavoratori? A latere del procedimento penale che va avanti contro i vertici della società e di pezzi degli organi di controllo, va emergendo un elemento per niente marginale nella gestione dei contratti di lavoro in agricoltura.
Secondo quanto denuncia in un documento contro il caporalto, il segretario della Uil Uil, Giorgio Carra, serve una maggiore attenzione circa le modalità con cui una serie di imprese operano in provincia «senza essere in possesso di terreni» e, in specie, agiscono in regime di appalto a favore di altre aziende agricole.
«Sembra evidente - scrive il segretario della Uila Uil -, come peraltro accertato da altri verbali ispettivi effettuati sia dall'Inps che dall'Ispettorato provinciale del lavoro, che, in genere, si tratta di appalti ‘non genuini' che integrano il reato di intermediazione illecita di manodopera, rispetto al quale sono considerati corresponsabili sia l'appaltante che il committente».
Dunque una rete simile non potrebbe sopravvivere senza un accordo preliminare tra le società coinvolte.
Il meccanismo utilizzato è semplice, seppure perverso: le aziende che hanno davvero le coltivazioni in essere, dunque i terreni, vogliono risparmiare sulla manodopera e, anziché assumere direttamente o rimanere invischiati in prima persona nello sfruttamento die braccianti, si rivolgono a finte cooperative agricole, quelle che non hanno terre coltivate, e ottengono una sorta di somministrazione sotterranea di lavoratori. Comunque pagati al di sotto dello standard contrattuale. Si tratta di una nuova frontiera dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, finora caratterizzato quasi esclusivamente da forme di caporalato, spesso gestite direttamente da connazionali dei braccianti stranieri, cui veniva demandato ogni compito, dal trasporto, alla retribuzione in nero o minima.
E' solo dopo lo scandalo sollevato dall'inchiesta «Commodo», quella che ha portato agli arresti a gennaio scorso, che si è cominciato a scoprire un secondo filone, ora diventato oggetto delle dichiarazioni del segretario della Uila, l'associazione della categoria dei braccianti.
Ricostruire una simile filiera illegale non è semplice, ma tutto somato nemmeno impossibile vista la «necessità» di un terreno coltivato che deve essere alla base di un'attività agricola qualunque. Inoltre il numero dei contratti di somministrazione non corrisponde alla quantità di contratti che vengono garantiti dalle vere agenzie di intermediazione del lavoro, che pure rivestono un loro ruolo importante accanto a quelle pubbliche, ossia gli uffici regionali del lavoro. Va detto che dopo gli arresti di Agri Amici quella coop è in via di liquidazione proprio perché i conti non rispondevano all'attività reale