Quasi ogni giorno, dall'inizio della scuola hanno trovato il parcheggio disabili occupato, una macchina o un Suv diverso ad ogni suono della campanella. La mamma distratta, il papà che "vabbè sono solo cinque minuti", il signore che fa la spesa lì vicino. Lui è Tommy, affetto da tetraplegia spastica, e vive l'ingresso a scuola, nell'istituto comprensivo di via Tasso, già come una prima battaglia che si consuma quotidianamente in quel metro quadrato giallo di inciviltà e indifferenza comune a molti angoli della città. I suoi genitori trovavano sempre il parcheggio per portatori di handicap occupato da auto senza il cartellino per disabili e il suo caso è finito sul blog satirico di Lerciolatinense, uno spazio per sorridere ma anche per denunciare e riflettere. Dopo il clamore mediatico generato dal web i controlli sono arrivati e la situazione è migliorata, ma sono bastati pochi giorni per veder ripetere la stessa scena e per causare ai genitori di Tommy lo stesso identico disagio di sempre nel dover sostare in doppia fila o nel dover fare manovre impossibili per far scendere la carrozzina. L'ultimo episodio, poi, ha dell'incredibile e sono proprio i genitori a segnalarlo. «Oggi la beffa delle beffe – scrivono - il parcheggio invalidi era occupato da un'altra donna disabile che porta la figlia a scuola, ci siamo parcheggiati in doppia fila da lei (lo facciamo sempre per aiutarci a vicenda) e una vigilessa ha attaccato noi rimproverandoci di ostruire il passaggio ad un disabile... in parte aveva anche ragione, ma tante auto erano in doppia fila, e la vigilessa ha pensato che Tommy fosse quello più irregolare di tutti. Tutto questo invece che vedere come stavamo messi e magari inoltrare domanda per un parcheggio in più per i disabili. La battaglia di Tommy gli si è rivoltata contro, lui tetraplegico bloccato dal tronco in giù, vede mamma e papà che discutono per chi avrebbe più diritto al parcheggi. Tommy non ha gambe e schiena che funzionano e ha una sedia a rotelle da montare e rimontare. Credo sia una battaglia che non potremmo vincere, l'inclusione e la tolleranza vengono usate a proprio piacimento per propaganda forse, ma non certo per la realtà». «Mi arrendo e sventolo la bandiera bianca – dice la mamma - affinché io e mio figlio ritroviamo almeno la pace interiore. Preferisco portarlo a piedi a questo punto». Purtroppo le barriere mentali sono le più difficili da abbattere tra cittadini che se ne infischiano e vigilesse che, regolamenti alla mano, non «vedono» oltre i loro occhi. Ma di fronte ad una madre che pensa che sia meglio portare il figlio disabile a piedi per non dover subire tutto questo, abbiamo perso tutti. Famiglie, vigili e l'intera comunità.