C'è una relazione molto corposa di 139 pagine che è stata depositata nei giorni scorsi in Tribunale a Siracusa sulla morte di Licia Gioia, la donna di Latina, maresciallo dei carabinieri che prestava servizio al Comando Provinciale dei carabinieri di Siracusa, morta in circostanze tutte da chiarire nella sua abitazione di Siracusa davanti agli occhi del marito, imputato con l'accusa di omicidio volontario.  Secondo alcune indiscrezioni i due consulenti puntano sull'ipotesi di un suicidio e non risultano ipotesi alternative a questa valutazione sulla scorta degli elementi che sono stati raccolti al di là di ogni ragionevole dubbio. Nei giorni scorsi l'elaborato è stato consegnato dai consulenti che erano stati nominati dal magistrato Salvatore Palmieri per la morte della donna avvenuta nella notte tra il 27 e il 28 febbraio del 2017 nella villetta dove la coppia viveva insieme al marito Francesco Ferrari, un agente di polizia che dall'inizio ha sempre sottolineato di essere estraneo alle accuse e che sarebbe stata la moglie dopo una crisi nervosa ad uccidersi aprendo il fuoco con la pistola d'ordinanza e che sarebbe intervenuto soltanto per disarmare la moglie. Una versione a cui i familiari di Licia Gioia non hanno mai creduto.  Le parti civili infatti hanno chiesto più tempo per poter esaminare l'elaborato e alla fine il giudice per l'udienza preliminare ha disposto il rinvio all'udienza del 14 novembre.