"La droga si passava brevi manu», commenta il tenente colonnello Paolo Befera, comandante del Reparto Operativo. L'attività ha consentito di scoprire anche un altro spaccato sociale: la difficoltà dei familiari di alcuni detenuti nel procacciare la sostanza stupefacente quando si trattava di contattare direttamente i fornitori. E' questo un frammento dell'inchiesta. "La droga veniva acquistata sulla piazza di Latina da parte di un pusher che faceva da intermediario - ha aggiunto l'alto ufficiale - quelli che abbiamo eseguito sono piccoli sequestri ma che sono comunque proporzionati alla possibilità che c'era di introdurre la sostanza stupefacente in occasione di un semplice colloquio".  Dopo Astice e Petrus, le due inchieste che sono al giro di boa dopo che il Riesame ha confermato in blocco il castello accusatorio, il nuovo binario investigativo ha riservato altre sorprese. "Abbiamo individuato anche questo filone - ha rimarcato Befera - grazie alla collaborazione con la polizia penitenziaria. Da una parte c'erano alcuni detenuti che svolgevano delle funzioni che gli permettevano dei movimenti agevoli e quindi anche un contatto diretto anche con gli altri detenuti, dall'altra parte vi erano i familiari che si attivavano per procurare la droga all'esterno per portarla dentro». Il lavoro dell'Arma è stato di squadra insieme al personale della polizia penitenziaria. «Siamo soddisfatti della sinergia sempre più rodata con i carabinieri che ha permesso di valorizzare il ruolo della polizia penitenziaria che svolge in carcere», ha spiegato il commissario capo Pierluigi Rizzo, comandante della polizia penitenziaria nel carcere di Latina. «L'attività nasce dalla prevenzione, dall'intensificazione dei controlli e dalle perquisizioni che ci hanno permesso di individuare il canale di approviggionamento e alla fine abbiamo ottenuto questo risultato investigativo molto importante». Nei prossimi giorni gli indagati saranno ascoltati dal giudice che ha emesso il provvedimento restrittivo.