I terreni circostanti alla centrale nucleare sono disseminati di rifiuti di vario genere, dai calcinacci alla plastica, passando per materiale isolante e persino materiale contenente amianto, interrati in circostanze per ora sconosciute, di sicuro molto tempo prima che fosse avviata l'attuale fase di dismissione del sito. È quanto emerge tra le pieghe dei lavori che Sogin, la società di Stato incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari, ha commissionato nell'ultimo anno per ispezionare il sottosuolo e quantificare la dimensione dell'area interessata dallo smaltimento illecito dei materiali di scarto.
Gli scavi gestiti dalla Nucleco Spa, società controllata dalla Sogin, stanno interessando da un paio di mesi l'area compresa tra la centrale e Foce Verde, in particolare una porzione di terreno incastonata tra il canale Mascarello e uno dei fossi che un tempo alimentavano lo storico impianto elettronucleare. Come riporta la tabella del cantiere installata su strada Valmontorio, i lavori finanziati con una spesa di 1.184.235 euro riguardano la «realizzazione di trincee esplorative finalizzate alla delimitazione dell'area interessata da rifiuti contenenti amianto interrati».
Nei giorni scorsi il cantiere era un via vai di grossi sacchi bianchi, solitamente utilizzati per contenere amianto, ma gli esiti degli scavi attualmente in corso, sono ancora da definire. Sogin fa sapere che questa tipologia di sacchi viene utilizzata a scopo precauzionale per trasportare il terreno che contiene il materiale "antropico", ossia i rifiuti che si trovano nel sottosuolo perché qualcuno ce li ha nascosti, ma non per forza amianto. «Come avviene per tutte le attività che si svolgono all'interno del sito della centrale di Latina - ribadisce appunto la società addetta al decommissioning - il materiale raccolto sarà controllato in laboratorio prima del suo rilascio affinché sia correttamente smaltito secondo quanto previsto dalla normativa vigente».
In realtà questi lavori possono essere considerati interlocutori, sono la conseguenza di quanto emerso durante l'opera di analisi dei terreni circostanti alla centrale nucleare. Un lavoro iniziato dopo la scoperta da parte di Sogin, nei primi mesi del 2014, di una sostanza cancerogena nelle falde acquifere attorno all'impianto in dismissione, ossia il cloruro di vinile. Cercando la fonte di inquinamento, atteso che il composto non sarebbe direttamente collegabile all'attività della centrale, la società di Stato ha compiuto una serie di studi, in questi anni, proprio per analizzare la natura dei terreni.
Per quello che sappiamo, ad oggi, la fonte dell'inquinamento da cloruro di vinile non è stata individuata, ma Sogin ha scoperto proprio che in più punti, nel sottosuolo, ci sono dei rifiuti, materiali di scarto che non sono direttamente associabili all'attività nucleare. Sta di fatto che, in passato, qualcuno li ha interrati nelle aree di pertinenza della centrale: una scoperta che introduce scenari inediti, finora impensabili, ponendo una serie di interrogativi sulla natura di quei rifiuti e i traffici che si nascondono dietro una pratica illecita ancora tutta da ricostruire.
Scavando negli ultimi anni attorno a uno dei punti che avevano fatto rilevare la presenza di materiale di scarto, nell'area più vicina a Foce Verde, sono stati recuperati i rifiuti presenti nel sottosuolo, ma è emerso che la porzione di terreno interessata dagli interramenti è più ampia. Sono stati necessari per questo i lavori di realizzazione di alcune trincee, tuttora in corso d'opera, vale a dire scavi della lunghezza di diverse decine di metri, uno accanto all'altro nelle adiacenze del primo sito bonificato, per verificare la presenza del materiale "antropico" nei dintorni e quantificare la dimensione del fenomeno.
Ovviamente gli scarti prodotti da questi scavi, quindi sia la terra che i rifiuti, saranno destinati allo smaltimento, ma dovranno prima essere sottoposti alle analisi per stabilire l'eventuale radioattività che l'interramento nelle adiacenze della centrale potrebbe avere conferito. Tutto questo almeno per quanto riguarda l'opera di studio e bonifica, perché resta da capire se siano state intraprese iniziative per risalire alla provenienza di quei rifiuti e soprattutto la regia degli interramenti.

I terreni circostanti alla centrale nucleare sono disseminati di rifiuti di vario genere, dai calcinacci alla plastica, passando per materiale isolante e persino amianto, tutti interrati in circostanze per ora sconosciute, di sicuro molto tempo prima che fosse avviata l'attuale fase di dismissione del sito. È quanto emerge tra le pieghe dei lavori che Sogin, la società di Stato incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari, ha commissionato nell'ultimo anno per ispezionare il sottosuolo e quantificare la dimensione dell'area interessata dallo smaltimento illecito dei materiali di scarto. Un'attività scaturita dallo studio del suolo dopo la scoperta che le falde sono inquinante dal cloruro di vinile.

di: Andrea Ranaldi