Ad un certo punto ha detto che ha iniziato a smanettare su internet. E' un imprenditore di Nettuno ascoltato ieri in aula che ha spiegato che voleva capire chi si era trovato di fronte con una serie di minacce. Non capiva e voleva sapere di più su chi si era affiancato mentre era in auto e gli aveva detto. «Scendi, dobbiamo parlare». Voleva capire chi fossero. «Ho fatto delle ricerche in rete dopo che erano venuti diverse volte e ad un certo punto ho avuto molta paura. Non ho denunciato perché pensavo che questa cosa si risolvesse e poi non ho avuto il coraggio». E' questo uno dei passaggi più significativi della deposizione di un imprenditore di Nettuno, vittima di una estorsione che è andata avanti per diversi mesi e che si è consumata nella primavera del 2016. La ricostruzione del testimone è molto lucida anche se poi l'uomo ha spiegato che per dei problemi di salute molto gravi in famiglia, alcune cose è come se le avesse dimenticate e infatti ha detto di essere stato in ospedale sia ad Anzio che a Roma per alcuni vuoti di memoria. "Ho avuto l'amnesia". In aula ha ricordato bene le minacce, quando in particolare Riccardo Agostino si era presentato un bel giorno da lui, perché sosteneva che la vittima doveva dare dei soldi ad una terza persona di Latina, inviata da Riccardo Agostino per la riscossione. Era un debito di 10mila che cresceva ma la vittima ha detto che non aveva debiti e che i lavori che erano stati eseguiti nella sua attività da chi lamentava il mancato pagamento, erano stati pagati con regolare fattura. E' una di quelle storie - come ha ricordato sia il testimone di giustizia Renato Pugliese che lo stesso Riccardo Agostino - che hanno portato fuori Latina e a Nettuno. "Si sono presentati da me. All'inizio non li conoscevo".
Il fatto
Alba Pontina, le minacce a una vittima: finisci sulla sedia a rotelle
Latina - L'uomo è un imprenditore di Nettuno che era stato taglieggiato dal clan