Hanno deposto alcuni testimoni ieri nel processo per la scabbia che si sta svolgendo in Tribunale a Latina, davanti al collegio penale e che vede cinque medici imputati per epidemia colposa e omicidio colposo per la morte di una donna. Sono questi i reati contestati. I fatti sono avvenuti oltre sette anni fa e sono anche a rischio prescrizione, una volta che sarà celebrata la prossima udienza a novembre quando probabilmente è prevista la discussione. I professionisti sono difesi dagli avvocati Gianni Lauretti e Pierluigi Angeloni e in aula davanti ai giudici Francesco Valentini, Maria Assunta Fosso ed Enrica Villani, ha deposto un medico che era stata indagata in fase di indagini preliminari e che in un secondo momento la sua posizione era stata archiviata dal pm Giuseppe Miliano, titolare del fascicolo. La professionista ha spiegato di aver visitato la donna che poi era deceduta ma che non aveva riscontrato dei sintomi di scabbia e poi in un secondo momento aveva visitato anche i figli della donna. In aula ha deposto poi un medico dell'Istituto Dermatologico e alla fine il processo riprenderà il prossimo 3 novembre. La parte civile è rappresentata dall'avvocato Leonardo Palombi. Le indagini erano state condotte dai carabinieri del Nas in merito alla morte della paziente deceduta il 21 marzo del 2013 in seguito a delle complicazioni - secondo quanto ipotizzato - indotte dalla scabbia. Gli inquirenti contestano anche l'epidemia per il contagio di 34 pazienti. Secondo le indagini la diagnosi di scabbia sulla donna è del 18 marzo e la morte il 21, mentre la comunicazione all'ufficio prevenzione malattie infettive - sempre secondo quanto ipotizza la pubblica accusa - risale al 3 aprile ed è stata tardiva per poter pensare di limitare il contagio. La patologia riscontrata era la cosiddetta «scabbia norvegese». C'è da sottolineare che la donna aveva dei problemi di salute pregressi aggravati dalla scabbia
L'udienza
Latina, processo per la scabbia: in aula parlano i testimoni
Latina - Una donna era morta nel marzo del 2013 poi le indagini dei carabinieri del Nas