Prima di finire in carcere nell'ambito dell'inchiesta "Stelvio" dei Carabinieri per il sequestro di persona del proprio avvocato, a scopo di estorsione e con l'aggravante del metodo mafioso secondo i magistrati dell'Antimafia, Ernesto Pantusa era già stato destinatario, di recente, di un'ordinanza di custodia cautelare che lo aveva relegato per più di un mese agli arresti domiciliari, prima che gli venissero concessi gli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria più di recente. A metà dicembre il 43enne di Latina era finito in manette, insieme ad altre persone su mandato del Tribunale di Velletri, perché coinvolto in un traffico di auto di lusso sottratte illecitamente alle società di noleggio per poi essere rivendute nel Nordafrica, o meglio riciclate.