«Non vogliamo mica che il pronto soccorso sia sempre affollato, ma la forte riduzione degli accessi è un sintomo di quanto sta accadendo, e questi possibili timori sono del tutto privi di fondamento. I box visita, le procedure di diagnostica sono del tutto isolate dal percorso che viene riservato ad un possibile caso sospetto di coronavirus». 

Ieri mattina abbiamo visitato il pronto soccorso della clinica Città di Aprilia dove la sala di attesa era insolitamente vuota. E' mezzogiorno. Contiamo quattro persone. La Direzione sanitaria affidata al dottor Palermo ci dice che gli accessi sono stati una trentina, pochi casi gialli, tutti verdi. 

La clinica registra questa forte riduzione - di solito a quest'ora gli accessi sono spesso già oltre i 100 - proprio dal giorno in cui si è trattato il caso sospetto di una donna giunta in ambulanza e trasferita a Roma per effettuare il tampone e risultata negativa al coronavirus.
«Il pronto soccorso è sicuro». La stessa Direzione ha appena finito di illustrare il percorso e il protocollo di emergenza per i casi sospetti infettivi, ai dirigenti della Asl pontina, e li illustra anche a noi. Il paziente che arriva da solo - e non dovrebbe - con i sintomi tipici che possono essere la febbre, la tosse, il raffreddore, la congiuntivite, viene già nella sala del triage (dove si entra da soli ed è isolata dal personale da un vetro) dotato dei presidi di protezione: mascherina, guanti e copriscarpe. Quindi, senza passare per la sala visita, viene subito trasferito nel box isolato esterno. Se lo stesso paziente arriva in ambulanza, non passa nemmeno per la sala del triage. Nel box isolato, un medico e un infermiere, possono dialogare e intervenire in sicurezza. Si parla col paziente in isolamento da una finestra e se necessario, con tutti i presidi di sicurezza - quelli per la Sars per intenderci che comprendono una sorta di scafandro - si effettuano prelievi e altri esami. Si può redigere la cartella clinica digitale, dialogare con un telefono dedicato con il pronto soccorso o con le strutture di Roma. Insomma, anche di fronte ad un caso sospetto, il pronto soccorso e i malati in cura, non hanno contatti con lui. Da qui l'invito agli utenti a non temere - in caso di bisogno - di recarsi in clinica. E se il caso sospetto dovesse risultare positivo a qualche malattia infettiva, la clinica ha riservato un intero reparto isolato alla degenza dei soggetti entrati in contatto con lui, medico e infermiere in particolare.